Strane creature – Tracy Chevalier

STRANE CREATURE

 

Mary Anning, la cui occupazione sin da piccola era cercare fossili di cui le costiere di Lyme Regis sono ricche, ed Elizabeth Philpot, che con le due sorelle nubili si trasferisce in questa località sul mare per non incidere sulla famiglia del fratello, sono le protagoniste di questo romanzo della Chevalier. Entrambe le protagoniste nonostante la differenza di età e di condizione sociale, sono appassionate di fossili che cercano sulla spiaggia, nonostante queste tipo di ricerche non fossero proprio adatte a delle signore.

Mary che proviene da una famiglia povera non si cura delle maldicenze della comunità, Elizabeth neanche, pur subendo i rimproveri delle sorelle che si vedono messe al bando dai concittadini a causa delle sue frequentazioni. Nonostante ciò le due continuano a perlustrare le spiagge fino a quando Mary non riesce a riportare alla luce lo scheletro di un animale completamente diverso da tutti quelli trovati fino a quel momento e sconosciuti agli esperti in materia,

Naturalmente la scoperta attira a Lyme Regis sia molti appassionati di geologia, che iniziano a porsi domande sull’età della Terra e sulla Creazione del mondo, sia faccendieri ed opportunisti che sperano di poter trarre lauti guadagni approfittando della buona fede delle due donne. Uno di loro riuscirà a far breccia nel cuore di entrambe, creando non pochi problemi.separatore di testo 4

Chi ama Jane Austen non potrà non apprezzare questo romanzo della Chevalier. In Strane creature si trovano le atmosfere e i temi cari all’amata scrittrice: i paesaggi caliginosi sferzati dal vento, i pregiudizi che caratterizzano una piccola comunità nei confronti di chi  non si adegua alle convenzioni sociali, come nel caso di Mary Anning ed Elizabeth Philpot che sono delle donne intraprendenti e anticonformiste. Non dimentichiamo che la Austen per un breve periodo visitò Lyme Regis e che la consacrò meta del turismo letterario.

All’inizio ho faticato un po’ ad entrare nella storia perchè la narrazione a due voci mi ha confusa, pian piano le vicende si sono sviluppate diventando sempre più interessanti. Ho potuto conoscere queste due brillanti paleontologhe che solo molti anni dopo le loro scoperte hanno avuto il giusto riconoscimento. Il loro lavoro venne sfruttato da molti scienziati  che si appropriarono delle loro scoperte rivendicandone la paternità, mentre invece le comprarono senza scoprire nulla.

E’ il destino delle donne quello di non essere considerate per il loro lavoro, a maggior ragione se ci riferiamo al XIX° secolo quando la disparità tra uomo e donna era sicuramente abissale.

Proseguendo con la lettura oltre ad apprezzare lo stile della Chevalier, mi sono affezionata a queste due donne e alla loro amicizia, della mancanza di rivalità, dell’aiuto  reciproco e del sostegno che non cessò mai. Il romanzo scivola via senza che uno se ne accorga superata la prima parte diventando sempre più interessante man mano che si arriva al finale.

Sicuramente non è il romanzo più bello della Chevalier a mio parere, ma il suo stile, i personaggi, l’ambientazione, la trama che ha saputo creare unendo la realtà storica alla fantasia, ne fanno un lavoro che merita di essere letto, non fosse altro che per dare il giusto riconoscimento all’opera di due donne straordinarie, grazie alle quali abbiamo potuto conoscere quello che accadde sulla Terra millenni fa, facendola poi diventare il pianeta che conosciamo.

Valeria

Ballata breve di un gatto da strada – Gildo De Stefano

BALLATA DI UN GATTO DA STRADA

 

Interessante esperimento narrativo, a metà strada fra romanzo storico e biografia, dove l’autore avvalendosi di fonti assolutamente controllate (le parole di Malcolm X molto spesso sono estrapolate dalla sua autobiografia o da discorsi pubblici) cerca di tracciare un’immagine quanto più possibile fedele alla realtà di un personaggio assolutamente fondamentale per la sua epoca e riesce nell’impresa di presentarlo al lettore nel modo più genuino possibile, con le sue aspirazioni, i timori, i pensieri reconditi, i tormenti interiori e nondimeno le sue passioni.
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Ma non potrebbe essere altrimenti perché il libro abbraccia tutto il percorso di Malcolm X a cominciare dai suoi anni giovanili, le rapine, il carcere, l’adesione alla religione musulmana, i contrasti con gli altri movimenti contro la segregazione razziale.
Da parte dell’autore non c’è, o almeno non mi pare esserci, un giudizio sull’uomo, e del resto non credo sia una questione di stabilire chi fosse dalla parte giusta e chi invece navigasse sul versante sbagliato.
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Erano anni memorabili, in cui realmente, per la prima e forse unica volta nella storia moderna, la volontà di poter cambiare il mondo e la sensazione di trovarsi ad un nulla dal riuscire a farlo furono vicine giungendo quasi a toccarsi.
E Malcolm X incarna perfettamente tale momento storico, non è importante ad esempio comprendere se le sue lotte o quelle di Martin Luther King fossero più giuste (in realtà i due personaggi nel libro s’incrociano da lontano un’unica volta) ma riuscire a guardare il mondo con gli occhi di quest’uomo e in tal senso l’esperimento è da considerarsi riuscito alla grande.
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Lettura assolutamente istruttiva e che una volta di più dimostra come in quegli anni davvero si mossero contemporaneamente personalità irripetibili, che ponevano gli ideali in cui credevano al primo posto, erano disposti a morire per questi e non è una frase fatta.
La consapevolezza di Malcolm X di non aver molto tempo a disposizione fu probabilmente la stessa di Martin Luther King o dei Kennedy.
Prevaleva la convinzione che ci fosse tanto da cambiare e che fosse doveroso utilizzare ogni stilla del poco tempo a disposizione per determinare questo cambiamento.
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Lettura consigliatissima anche, purtroppo, per renderci conto di quanto, confrontandoli con quelli odierni, personaggi come Malcolm X ineluttabilmente ci sembrino dei giganti.

La congiura delle passioni – Pietro De Sarlo

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Titolo: La congiura delle passioni
Autrice: Pietro De Sarlo
Casa editrice: Altrimedia
Genere: Romanzo storico
Data pubblicazione: 6 aprile 2021
Pagine: 240
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Siamo proprio sicuri che il Risorgimento fu privo di ombre e ricco solo di entusiasmo per la sospirata Unità d’Italia?

E per il sud fu davvero una fortuna o non fu piuttosto un’occupazione di terre e un accaparramento di denari che dalle casse borboniche finirono dritti nei forzieri piemontesi?

Sono alcuni degli interrogativi che ci presenta questo bel romanzo di Pietro De Sarlo ambientato a Monte Saraceno, una località immaginaria sull’Appennino Lucano dove vive Pietrino con la sua famiglia. Il bambino è il figlio del Notaro del paese, preoccupato dagli eventi che stanno caratterizzando il sud, a causa di “Garibaldo” (come è chiamato da quelle parti l’eroe dei Due Mondi) e dei piemontesi. Il cugino del Notaro, ‘u Barone, la personalità più in vista della cittadina sembrerebbe a favore del nuovo corso, che non è ben visto invece dai suoi compaesani. Lo zio di Pietrino, Nicola Maria, si è arruolato nell’esercito piemontese e la sua figura affascina il nipote che si vede già arruolato nell’esercito sabaudo.

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Tutti i personaggi maschili di questo romanzo sono a diverso titolo coinvolti in questa fase di transizione dal regno borbonico a quello sabaudo con tutte le conseguenze che ne derivano come il brigantaggio, violenze e massacri nei confronti della popolazione, falsi plebisciti.

I personaggi contribuiscono in modo corale all’avvicendarsi dei fatti, ai drammi personali, agli intrighi familiari, ai tradimenti e tutte queste vicende si inseriscono in un periodo storico ricco di cambiamenti per il Mezzogiorno che si vide ferito dai liberali che ne approfittarono per raggiungere quel potere e quelle ricchezze che li avrebbero resi di fatto la classe dominante italiana.

Rispetto agli uomini le donne protagoniste ne escono meglio, da Giulia, la governante del barone, una donna dal carattere di ferro, capace di tenere testa al suo padrone; a Mirna bella e fiera di se e del suo amore, alla madre ‘A  Masciara, il personaggio più bello del romanzo, una donna forte, attaccata alla sua terra che vuole difendere da quelli che vede come degli stranieri.

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Nel romanzo che da meridionale appassionata della sua terra non posso non apprezzare, un ruolo importante lo hanno l’uso del dialetto e del latino. In quest’ultimo caso qualche traduzione a fondo pagina sarebbe stata gradita, non conoscendolo bene. Non solo il latino era utilizzato dalle classi sociali più abbienti, ma è presente un lessico che rende i dialoghi più verosimili all’italiano utilizzato in quei tempi.

Gli eventi di fantasia si intrecciano con quelli realmente esistiti, creando un tessuto narrativo credibile, che è il pretesto per raccontare ciò che avvenne nel sud dopo l’unità nazionale.

Ritornando alle domande iniziali della recensione, credo che tutti coloro che amano la storia e che vogliono conoscere meglio i fatti, sappiano come l’annessione del sud non fu motivata da ideali patriottici come molta storia ufficiale ci ha fatto credere per anni, ma fu voluta fortemente per motivi economici, per rimpinguare le casse del regno piemontese che erano all’asciutto.

Nelle note finali l’autore spiega bene tutto questo avvalendosi del parere significativo di validi studiosi confermando che l’annessione del sud non fu altro che un’usurpazione dei diritti di uno stato sovrano.

Ognuno ne tragga le considerazioni che preferisce, io le mie le ho già tratte da molti anni.

Valeria

L’ultimo boia – Cinzia Tani

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Titolo: L’ultimo boia
Autrice: Cinzia Tani
Casa editrice: Vallecchi Firenze
Genere: Biografia romanzata
Data pubblicazione: 4 novembre 2021
Pagine: 310
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Ho avuto un’ambizione e l’ho perseguita, una forza mi ha convinto di essere stato mandato sulla Terra per svolgere questo lavoro come una missione e la stessa forza mi ha indicato quando smettere. Avevo un’ambizione, non l’ho più. Il desiderio è volato via. Io credo che nessuna delle centinaia di esecuzioni da me effettuate abbia mai agito da deterrente per un crimine. La pena capitale, a mio parere, non risolve nulla, soddisfa soltanto un desiderio primitivo di vendetta”.
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Queste parole sono state scritte da Albert Pierrepoint che fu il più famoso boia d’Europa. All’età di 11 anni scoprì per caso il lavoro segreto del padre e dello zio, un’attività che sia la madre e la zia di Albert sapevano, ma della quale non volevano conoscere alcun particolare. Dopo la morte del padre, lui e la madre si trovarono in ristrettezze economiche e Albert iniziò a svolgere dei lavori per aiutare la madre.
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Trovò lavoro in un negozio ed ebbe la prima idea di mandare una lettera alle istituzioni giudiziarie in cui chiedeva di poter svolgere l’attività di giustiziere. Non fu accettata e continuò a svolgere l’attività nel negozio dove era benvoluto dal proprietario. Intanto anche la sua vita proseguiva tra lavoro, famiglia e amicizie.
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Ricevette una seconda lettera in cui la sua candidatura a giustiziere venne accettata e così iniziò la sua carriera di boia. Nel corso degli anni venne chiamato a giustiziare persone non solo in Gran Bretagna, ma anche in vari paesi europei.
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In 25 anni di attività impiccò più di 500 persone, ma solo dopo aver giustiziato Ruth Ellis che uccise per gelosia il corridore automobilistico David Blakely, Pierrepoint iniziò a “vedere” la pena di morte in modo diverso e questa riflessione lo portò a dare le dimissioni dal suo ruolo divenendo un’abolizionista convinto.
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Ho iniziato questo romanzo un po’ titubante per il contenuto, avevo paura di leggere descrizioni particolareggiate delle esecuzioni e delle emozioni dei condannati, invece mi sono ricreduta subito perchè in questo romanzo non si indulge a una spettacolarizzazione della morte, ma si racconta semplicemente la vita di un uomo.
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L’autrice utilizza la prima persona, cosicchè è lo stesso Albert a raccontare la sua storia e lo fa in modo così chiaro che la narrazione si dipana con molta scorrevolezza. E’ stato piacevolissimo seguire Pierrepoint in alcuni dei casi in cui venne chiamato a giustiziare i colpevoli. Alcuni di questi casi tengono desta l’attenzione di chi legge come se fossero dei thriller. Come sempre la realtà supera la fantasia.
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Criminali di guerra, prostitute, serial killer, fu varia l’umanità che dovette giustiziare, in  particolare mi hanno colpita durante la lettura, la descrizione delle atrocità commesse dalle belve di Bergen-Belsen nei campi di concentramento tedeschi. Sono solo accennate le crudeltà commesse dai comandanti tedeschi, invece la narrazione si è soffermata su quelle perpetrate dalle donne e vi assicuro che non è stato facile leggere le descrizioni di questi atti disumani. Personalità disturbate, che provenivano da un tessuto sociale problematico che trovandosi in posizioni di potere credettero di agire secondo logiche di salvezza della razza.
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Anche nel caso dei serial killer ci troviamo di fronte a descrizioni di delitti non certamente delicati, quello che può essere interessante è comprendere i motivi che spinsero queste persone a diventare i mostri che furono.
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La narrazione risulta maggiormente efficace poichè l’autrice è riuscita a far conoscere il personaggio e a raccontarne la vita senza esprimere giudizi personali ed etici. Ha svolto molte ricerche leggendo biografie di Pierrepoint e del padre, oltre a numerosi casi criminali.
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Il tema centrale del romanzo è la pena di morte e quanto la si possa considerare valida come deterrente nei confronti del crimine. Concordo con il protagonista che la pena di morte non comporti una diminuzione degli omicidi. Sono convinta che chi commette un crimine, che sia premeditato o d’istinto non pensi alle conseguenze, credo che l’unico modo per combattere il male sia usare il linguaggio dell’amore e della comprensione dei motivi profondi che portano a queste estreme conseguenze.
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Si tratta di un tema delicato e complesso allo stesso tempo, sul quale in molti si sono espressi nel corso dei secoli, questo romanzo nel suo piccolo ha il merito di farci riflettere mentre ci racconta la vita di un uomo semplice.
A cura di Valeria
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La vera storia di Martia Basile – Maurizio Ponticello

 

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Titolo: La vera storia di Martia Basile
Autrice: Maurizio Ponticello
Casa editrice: Mondadori
Genere: Romanzo storico
Data pubblicazione: 7 luglio 2020
Pagine: 336
Autoconclusivo: si

Ambientato nel periodo del viceregno spagnolo caratterizzato da molte ombre e poche luci La vera storia di Martia Basile è un romanzo storico che si legge molto velocemente.

Le vicende si svolgono a Napoli, una città in cui la ribellione nei confronti degli spagnoli era dovuta al malgoverno che affamava la popolazione e dove le esecuzioni pubbliche erano uno spettacolo per lenire la miseria. Nel nome della Chiesa ci si accaniva torturando donne e uomini sospetti per estorcere false confessioni che li avrebbero portati al patibolo.

In questo clima vive Martia che all’età di 13 anni viene data in sposa a Muzio Gualtieri, un faccendiere, un uomo che vive di imbrogli e raggiri per guadagnare denaro, un violento, un lussurioso che non esita ad abusare di lei sin dalla prima notte di nozze e a riempirla di botte. Saranno queste una costante durante il matrimonio come quelle date per la nascita delle figlie, subito dopo il parto, poichè non  erano il maschio agognato, ma non saranno l’unica nefandezza.

A causa dei suoi intrallazzi, diventerà debitore di colui che governa Napoli e venderà la moglie a costui che la userà come merce a pagamento per gli uomini che desiderano possedere le sue grazie. Martia subisce queste violenze perpetrate al suo corpo e alla sua anima, ma riuscirà grazie alla sua intelligenza  a fuggire dal luogo in cui è rinchiusa e verrà aiutata da alcune donne a guarire dalle ferite fisiche e, soprattutto, dell’anima.-

Rinascerà a nuova vita, si innamorerà di un uomo, tradirà il marito, raggiungerà una maggiore consapevolezza di se stessa e delle sue capacità e deciderà che l’unico modo per essere finalmente libera e padrona di se stessa e della sua vita. sarà uccidere il marito. Il delitto verrà scoperto e lei finirà sul patibolo dopo aver subito durante la prigionia soprusi, angherie, violenze e torture.

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Ho letto il romanzo in pochi giorni e mi sono appassionata alle vicende di Martia che l’autore rispolvera dalla storia cantata da un tale Giovanni della Carretola, un poeta e cantastorie dell’epoca. Martia fu una donna intelligente e indomita, pur sperimentando la brutalità umana, non si diede mai per vinta, non si arrese al suo destino. Una figura moderna, una donna anticonformista, capace di risollevarsi dalle sue disgrazie grazie alla forza di volontà.

Quello che mi ha colpito in questo bel romanzo di Maurizio Ponticello è stata la scrittura, riuscire a riportare la lingua napoletana secentesca nella sua quasi totalità (solo alcune parole sono state modificate per renderle comprensibili al lettore moderno) rendendo più viva, vivida e reale la narrazione è un gran pregio. I dialoghi sono brillanti, riescono a dare forza e carattere alla narrazione.

Altrettanto interessanti sono le descrizioni di aspetti della vita dell’epoca che vengono raccontate in modo particolareggiato come nel caso dello sposalizio di Martia, oppure del Carnevale, ecc. L’autore si è documentato sul periodo storico intervallando le parti romanzate a quelle più propriamente storiche creando un mix perfetto.

Un’ultima considerazione sul ruolo delle donne che conoscevano i poteri delle erbe o delle pietre , anche in questo romanzo l’ignoranza e il dispotismo della Chiesa cattolica hanno condotto alla morte una donna, rea di aver ucciso il marito e “plagiata” da alcune “streghe” che con i loro poteri demoniaci hanno condotto Martia all’omicidio.

I pregiudizi, le maldicenze nei confronti di una donna, dei suoi comportamenti e della sua vita non sono cambiati nel corso dei secoli, tant’è vero che ancora combattiamo per veder riconosciuto il nostro diritto a vivere libere dai condizionamenti della società e da coloro che ci vogliono ai margini della storia.

Beati i poveri di spirito – Matteo Magnani

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Titolo: Beati i poveri di spirito
Autrice: Matteo Magnani
Casa editrice: PubMe (collana Io me lo leggo editore)
Genere: Romanzo storico
Data pubblicazione: 15 settembre 2020
Pagine: 174
Autoconclusivo: si

Ci troviamo nel Mantovano, il periodo storico è quello del regno Lombardo-Veneto, nello specifico siamo negli ultimi anni di vita di uno stato preteso (è lo stesso autore a spiegarlo dettagliatamente nel suo sito, io mi limito a sintetizzare) da Metternich come riparazione alle campagne napoleoniche in Italia.
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Abbiamo tre piccoli contadini che venuti in possesso di una borsa non trovano di meglio da fare che utilizzarla per burlarsi di un Commissario Distrettuale, quest’ultimo non la prende benissimo e grazie all’essersi trovato in compagnia di un suo sottoposto, decide di denunciare l’accaduto (nonostante lo scherzo sia estremamente innocente e non produca alcun effetto drammatico) temendo che questo possa comunque nuocergli.
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Uno dei tre contadinelli verrà assicurato alla giustizia ed in breve per una serie di apparentemente irripetibili concatenazioni di eventi quella che sembrava (ed era) una semplice goliardata si trasformerà in qualcosa di assai più serio (per sapere quanto più serio vi suggerisco di leggere il libro).
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Pur essendo la vicenda ambientata in un’epoca decisamente lontana da noi, e della quale presumo che molti come me abbiano solo qualche vaga reminescenza scolastica, vanno riconosciuti all’autore due indubbi meriti:
innanzitutto una conoscenza profonda della storia d’Italia del periodo, e poco importa se frutto di studio o, cosa eventualmente assai più affascinante, di racconti tramandati per generazioni.
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E poi una scrittura misurata, precisa, puntuale, mai sopra le righe, e sempre protesa ad agevolare la comprensione degli eventi da parte di chi legge, comprensione che non può mai essere scontata trattandosi peraltro di temi non di stretta attualità.
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Lettura più che consigliata a chi non sia privo del desiderio di regalarsi un incursione in un momento storico lontano, ma più vicino di quel che possiamo immaginare per ciò che concerne mentalità, comportamenti, debolezze umane e quant’altro.
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a cura di Massy

La saga dei Borgia. Ascesa al potere – Alex Connor

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“La gente ama la carne, il sole, il buon cibo e il sesso…Possibile che nessuno si rendesse conto di quanto era difficile giostrarsi tra i bisogni delle città e quelli della Chiesa? Che nessuno capisse che certi favori andavano comprati? Che alcune promozioni erano state offerte in cambio di determinati servizi resi al papato?”

DIVISORIO

Primo volume di una serie dedicata alla famiglia più discussa della storia, La saga dei Borgia ci racconta le vicende di Rodrigo (che diventerà papa con il nome di Alessandro VI) e dei suoi figli. La narrazione si apre con i cardinali al capezzale del predecessore del Borgia, che già tessono le trame per la successione.

Dopo 34 anni al servizio della Chiesa, grazie al danaro Rodrigo Borgia riuscirà a soddisfare la sua ambizione e ad essere eletto con il nome di Alessandro VI.

Senza nessuna remora il nuovo papa porterà in Vaticano figli e concubine, inoltre di circonderà di un lusso sfarzoso e non esiterà a dare la sua approvazione verso qualsiasi tipo di misfatto pur di perseguire gli scopi più vantaggiosi per se e i suoi figli.

DIVISORIO

Questo comportamento farà diffondere in Europa le dicerie sulla sua corruzione e sulla lussuria che lo spinge a cercare sempre nuove compagnie femminili. Come se non bastasse tutto questo, stravede per i propri figli ai quali concede ampi benefici seppure non sempre accettati. Al suo figlio prediletto, Juan, affida la carriera militare, mentre a Cesare quella ecclesiastica.

Lucrezia sa già che dovrà sposarsi con chi le verrà imposto per scopi politici, Naturalmente non mancano i suoi nemici come il cardinale Della Rovere che vuole spodestarlo per prendere il suo posto e Carlo VIII re di Francia che vuole conquistare Napoli con la benedizione papale. Riuscirà a farlo e porterà al suo seguito Cesare Borgia come ostaggio, ma questi riuscirà a fuggire per tornare a Roma. Qui si chiude il primo romanzo della serie.

 DIVISORIO

Conosco la storia dei Borgia avendo letto saggi e molti romanzi su di loro. Sono sempre stata affascinata dalle figure di Cesare e Lucrezia e mi piace ritrovarli come protagonisti. Oltre alla narrazione degli avvenimenti questo romanzo presenta le considerazioni di una voce narrante (che per il momento non si sa chi sia) che fa da raccordo tra le varie parti che lo compongono. La narrazione procede senza intoppi o momenti in cui l’attenzione è meno desta grazie a uno stile scorrevole, ma preciso, in cui vi è una giusta proprietà di linguaggio.

Ho apprezzato il modo in cui i personaggi sono stati delineati: Juan, sbruffone, arrogante, sempre dietro a qualche gonnella, Cesare, incapace di provare affetto per qualcuno, crudele, scaltro, senza scrupoli, affiancato dal suo braccio destro Michelotto, un mercenario e assassino al soldo dei Borgia.

Lucrezia viene presentata come una ragazza intelligente, perspicace, acuta, Rodrigo come un lussurioso, abile politico, amante del potere. I personaggi secondari sono ben descritti anche loro come il cardinale Della Rovere che tesse trame per spodestare il Borgia, Niccolò Machiavelli lungimirante, capace di comprendere immediatamente chi ha di fronte e Savonarola affabulatore e trascinatore di folle.

DIVISORIO

Un romanzo interessante capace di raccontare la storia in modo efficace rispettandola, aggiungendo avvenimenti che non sempre ho incontrato in altre letture. Tutti i personaggi sono figli del loro tempo, da lettrice non sono rimasta indifferente al modus operandi di Rodrigo e Cesare Borgia, che non si fermarono davanti a nulla pur di mantenere il potere raggiunto e la cui politica fatta di opportunismi e manie di grandezza e li porterà alla rovina.

Attendo di poter leggere presto il proseguo delle vicende.

Valeria

 

Il conte di Racalmuto – Vito Catalano

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In questo romanzo l’autore, nipote di Sciascia, prende spunto da Le parrocchie di Regalpetra scritto dal nonno per raccontare la storia del conte Girolamo del Carretto che fu signore assoluto di Racalmuto nel 17° secolo. Un uomo spietato, assetato di ricchezze che spadroneggia su tutti e incute paura, tanto che tutti eseguono i suoi ordini soprattutto per il timore  che hanno nei confronti dei suoi sgherri che non hanno nessuna remora a compiere atti crudeli.

Chi lo tradisce viene ucciso dopo essere stato sottoposto a terribili torture, mentre le ragazze del popolo e le serve spesso sono soggette al suo piacere e non di rado vengono considerate alla stregua di un pagamento in natura da parte di chi non può pagare le tasse. E’ sposato con Beatrice, una donna affascinante e di belle maniere, che si sente prigioniera di un matrimonio infelice e che trova nel pittore Pietro d’Asaro un modo per “fuggire” da una realtà che la soffoca.

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D’Asaro è un dongiovanni e pur rendendosi conto del rischio che corre decide di  iniziare una relazione con la contessa. Per caso scoprirà un misfatto di uno degli sgherri del conte che userà come arma di ricatto per evitare di perdere la sua testa. Tra i servi del conte c’è Antonio di Vita, fidanzato con Nunzia, e quando gli occhi concupiscenti del conte si poseranno sulla ragazza, il terrore che possa attentare alla virtù della giovane lo porteranno a chiedere consiglio e aiuto a padre Evodio, Questi gli da il giusto consiglio che porterà all’uccisione del conte.

In alcuni momenti della lettura di questo romanzo ho trovato delle assonanze con i Promessi Sposi come, per esempio, quando gli sgherri del conte vanno da padre Evodio per riscuotere i soldi che aveva messo da parte per il restauro della chiesa, il tono intimidatorio ricorda i bravi che proibivano a don Abbondio di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia.

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Come in un romanzo storico che si rispetti anche in questo c’è un giusto equilibrio tra la parte storica e la fantasia. Il racconto delle vicende è piuttosto avvincente, la trama ricorda un thriller per come è stata impostata, infatti gli avvenimenti si avvicendano in modo incalzante. I personaggi sono tutti ben descritti, ognuno di loro riesce a ritagliarsi uno spazio per emergere, anche i personaggi minori rimangono impressi.

Lo stile è scorrevole ed elegante al tempo stesso, un romanzo storico che pur ispirandosi a una storia realmente accaduta riesce a trovare una sua dimensione noir, un’opera viva in cui le “oscurita” sono le fondamenta su cui si poggiano le vicende.

Valeria

 

I segreti di una principessa – Lorenzo Borghese

i segreti di una principessa

 

 

Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, fu una donna bellissima e la sua bellezza le diede la possibilità di avere molti spasimanti. Anche il principe Camillo Borghese fu conquistato dalla sua beltà, nonostante fosse una donna chiacchierata in virtù delle sue liasons amorose, tanto da decidere di sposarla. Si trasferirono a Roma dove sbocciò la passione tra feste, momenti intimi in carrozza, notti appassionate e, soprattutto, tanta gelosia da parte del principe.

Gli eccessi di Paolina che non seppe mai darsi un limite e che superarono ogni regola della moralità imperante con nonchalance, la portarono a scontri accesi con il marito che poi finiva sempre con il perdonarle tutto. Si sa però che se si tira la corda un po’ troppo anche la persona più tollerante può decidere di interrompere una relazione malsana, ed è ciò che accadde alla principessa Borghese.

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Paolina e Camillo si separarono per 20 anni a causa  dei comportamenti di lei e dal suo non voler rimanere in Italia. Ritornò in Francia dove rimase fino alla malattia. Solo alla fine dei suoi giorni il principe decise di riaccoglierla in casa. Furono gli ultimi giorni e pur nella sofferenza e nel dolore, furono gli ultimi momenti di gioia di questa donna che nel bene e nel male lasciò un’impronta della sua presenza nella società francese del primo 800.

Analizzando i personaggi ho notato come Paolina fosse irrequieta, capricciosa, impulsiva, egocentrica, pervasa da una frenesia difficile da controllare. Lei vuol essere libera anche di spingersi verso altre passioni ed amori. Come moglie non esce bene da questa rappresentazione, ciò nonostante l’autore riesce ugualmente a dare una connotazione romantica alla sua vita scandalosa.

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Camillo Borghese, dotato di buon senso, fedele, devoto alla moglie, dopo vari scandali dovuti alla vita licenziosa di questa, cambierà atteggiamento e  il suo interesse verso la moglie scemerà. Dopo le prime reazioni di rabbia e gelosia si dedicherà alla carriera militare assumendo un atteggiamento di indifferenza.

Lo stile dell’autore semplice, ma ricco di dettagli ci permette di immaginare in modo chiaro gli avvenimenti mondani a cui parteciparono i protagonisti. La narrazione fatta in terza persona ci guida nella vita di Paolina e Camillo.

I capitoli sono per la maggior parte della narrazione incentrati su Paolina, ma anche Camillo ha dei capitoli in cui è protagonista.

Paolina fu un personaggio sicuramente anticonformista per la sua epoca, il cui carisma ammaliò uomini e donne che rimasero affascinati dal suo carattere indipendente e indomito.

Non sono entrata in empatia con il personaggio, ma va dato merito all’autore di aver saputo riprodurla in modo credibile scevra dai pettegolezzi e dalle dicerie della società in cui visse.

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Lorenzo Borghese è stato molto bravo nel raccontare una storia senza far capire dove cessa la realtà storica e inizia la finzione letteraria. E’ la narrazione di un amore complicato che racchiude: “una lezione molto importante sull’amore, una lezione che desideravo condividere con tutti coloro che hanno voluto leggere questo libro.  Amore è la capacità di comprendere, di perdonare e di comunicare. Senza questi elementi l’amore semplicemente non può funzionare, nè crescere”.

I segreti di una principessa è un romanzo che consiglierei a chi, come me, vuole approfondire la figura di questa donna e conoscere meglio il periodo storico che la vide protagonista.

Valeria

 

Le magnifiche invenzioni – Mara Fortuna

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“Tornò alla marina a osservare gli uccelli in aria, quando atterravano, quando ammaravano, quando spiccavano il volo. Si accorse che i venti cambiavano direzione con regolarità nel corso della giornata. Chiese ai pescatori, ai barcaiuoli, alle lavannare che stendevano i panni alla marina di Santa Lucia. Tutti ridevano tra i denti di quello strano ragazzo con gli occhi scavati dal sonno che chiedeva del vento come fosse questione di vita o di morte. E si, dicevano, il vento gira nel golf, come un orologio, dicevano alcuni, come un girasole, dicevano altri”

Il 19° secolo è stato il periodo del cambiamento, da una società rurale si passo’ a quella industriale che cambiò completamente la vita dell’umanità. L’avvento delle industrie e le nuove scoperte nel campo della scienza, della medicina affinarono l’ingegno di menti eccellenti che sfruttarono queste conoscenze per creare, appunto, magnifiche invenzioni.

Siamo a Napoli nel 1880 e in uno scenario fatto di miseria troviamo i fratelli Gaetano e Tunino. Il primo è una promessa del balletto, è chiamato O ciucciariello dai compagni per via dei suoi trascorsi come sguattero del teatro. Tunino lavora come fabbro e sbriga anche le faccende casalinghe.

Una sera dopo una rappresentazione teatrale incontrano Etienne Jules Marey, uno scienziato francese che ha creato un fucile fotografico che vuole perfezionare riprendendo i salti di Gaetano durante le danza. Entrambi i fratelli rimarranno molto colpiti da questo oggetto, Tunino in particolare verrà preso dalla febbre per le invenzioni.

                                                    

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Il rapporto con Marey si consolida e i due fratelli iniziano a frequentare la casa con assiduità, specialmente Tunino che alla passione per le invenzioni unirà quella per Apollonia, che presta servizio nella villa di Marey a Posillipo e che prende subito in simpatia il ragazzo.
Altri personaggi si muovono intorno ai protagonisti come Rachelina, madre dei ragazzi, una donna disillusa e che la miseria ha incattivito rendendola avara di affetto e soldi, Philippe amico di Tunino, e insegnante di piano di Francesca figlia di Marey, anarchico. Apollonia una ragazza semplice, ma dal buon cuore, probabilmente il personaggio più bello del romanzo.

Un ruolo lo hanno anche Napoli e Parigi, la prima raccontata nel duplice aspetto di città divisa tra zone degradate in cui vige la miseria e la sopraffazione come nel Cavone, rapportato a Posillipo dove il mare e le ville che si affacciano su di esso sono appannaggio dei signori. Parigi invece è vista come la città del fermento culturale e scientifico grazie all’Esposizione Universale del 1889, dove la Tour Eiffel si mostrava in tutto il suo fulgore e le menti più brillanti si dettero appuntamento per scoprire le nuove invenzioni che avrebbero portato al progresso scientifico e tecnologico del secolo che stava per arrivare.

Ognuno dei personaggi principali ha un obiettivo da raggiungere: Gaetano sogna di diventare un ballerino famoso e un coreografo, Tunino vuole diventare un inventore e soprattutto creare uno strumento che gli permetta di volare, Etienne vuole creare invenzioni rivoluzionarie che gli permettano di farsi apprezzare dagli altri scienziati come lo zootropo, antesignano degli apparecchi cinematografici.

La storia fa da sfondo come le celebrazioni per il centenario della Rivoluzione francese o i riferimenti ai movimenti anarchici che caratterizzarono la fine de secolo.
L’omosessualità, altro tema del romanzo, vista all’epoca come una devianza, un’inclinazione da debosciati per cui indulgere in certe pratiche poteva significare l’ostracismo dalla società, soprattutto per chi apparteneva a classi sociali abbienti. Si nascondeva per paura di perdere la dignità se si fosse scoperta questa inclinazione. Ipocrisia e finto perbenismo erano molto comuni.

Scritto con un linguaggio semplice, ma non ordinario, e che l’uso del dialetto rende più incisivo, con dei personaggi indimenticabili, Le magnifiche invenzioni è uno splendido esordio e uno dei libri più belli dell’anno.

Valeria