Ballata breve di un gatto da strada – Gildo De Stefano

BALLATA DI UN GATTO DA STRADA

 

Interessante esperimento narrativo, a metà strada fra romanzo storico e biografia, dove l’autore avvalendosi di fonti assolutamente controllate (le parole di Malcolm X molto spesso sono estrapolate dalla sua autobiografia o da discorsi pubblici) cerca di tracciare un’immagine quanto più possibile fedele alla realtà di un personaggio assolutamente fondamentale per la sua epoca e riesce nell’impresa di presentarlo al lettore nel modo più genuino possibile, con le sue aspirazioni, i timori, i pensieri reconditi, i tormenti interiori e nondimeno le sue passioni.
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Ma non potrebbe essere altrimenti perché il libro abbraccia tutto il percorso di Malcolm X a cominciare dai suoi anni giovanili, le rapine, il carcere, l’adesione alla religione musulmana, i contrasti con gli altri movimenti contro la segregazione razziale.
Da parte dell’autore non c’è, o almeno non mi pare esserci, un giudizio sull’uomo, e del resto non credo sia una questione di stabilire chi fosse dalla parte giusta e chi invece navigasse sul versante sbagliato.
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Erano anni memorabili, in cui realmente, per la prima e forse unica volta nella storia moderna, la volontà di poter cambiare il mondo e la sensazione di trovarsi ad un nulla dal riuscire a farlo furono vicine giungendo quasi a toccarsi.
E Malcolm X incarna perfettamente tale momento storico, non è importante ad esempio comprendere se le sue lotte o quelle di Martin Luther King fossero più giuste (in realtà i due personaggi nel libro s’incrociano da lontano un’unica volta) ma riuscire a guardare il mondo con gli occhi di quest’uomo e in tal senso l’esperimento è da considerarsi riuscito alla grande.
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Lettura assolutamente istruttiva e che una volta di più dimostra come in quegli anni davvero si mossero contemporaneamente personalità irripetibili, che ponevano gli ideali in cui credevano al primo posto, erano disposti a morire per questi e non è una frase fatta.
La consapevolezza di Malcolm X di non aver molto tempo a disposizione fu probabilmente la stessa di Martin Luther King o dei Kennedy.
Prevaleva la convinzione che ci fosse tanto da cambiare e che fosse doveroso utilizzare ogni stilla del poco tempo a disposizione per determinare questo cambiamento.
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Lettura consigliatissima anche, purtroppo, per renderci conto di quanto, confrontandoli con quelli odierni, personaggi come Malcolm X ineluttabilmente ci sembrino dei giganti.

I sogni perduti delle sorelle Bronte – Syrie James

I sogni perduti delle sorelle Bronte

Titolo: I sogni perduti delle sorelle Bronte
Autrice: Syrie James
Casa editrice: PIEMME
Genere: Narrativa
Data pubblicazione: 30 giugno 2009
Pagine: 542
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Il libro si apre con un’introduzione scritta della James in cui lei rivolgendosi al lettore gli chiede di provare ad immaginare come potessero essere i diari di Charlotte Bronte.
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Trattandosi di una biografia romanzata, il libro presenta interi capitoli dedicati alla sua infanzia e alla giovinezza della scrittrice in un gioco di flashbacks che creano uno stile narrativo simile a quello utilizzato per Jane Eyre.
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La James ha immaginato quali siano stati i sentimenti provati nei confronti di Arthur Bell Nicholls che fu curato del padre e che costituisce un punto oscuro nella vita della scrittrice. Ci si chiede infatti come mai Charlotte lo sposò dopo 8 anni dal suo arrivo a Haworth, arrivando persino a mettere in dubbio il matrimonio che invece fu celebrato come si può evincere dal certificato esposto in una bacheca della chiesa del villaggio.
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L’arrivo del reverendo Nicholls a Haworth è l’avvenimento con cui si apre la storia. Charlotte prova immediatamente antipatia e ostilità nei confronti dell’uomo a causa delle sue vedute ristrette nei confronti delle donne.  Insieme alle sorelle Charlotte porta avanti una lotta nei confronti della società che vede come unica soluzione per  le donne il matrimonio.  Loro aspirano a essere più indipendenti e per questo hanno accettato di fare le istitutrici, con la speranza di aprire in futuro una propria scuola. Invece fu la scrittura a dar loro un minimo di autonomia, sebbene abbiano dovuto adottare degli pseudonimi maschili.
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I flashbacks disseminati nel romanzo si riferiscono agli anni in che Charlotte trascorse presso la Clergy Daughter’s School, la Roe Head School (dove nacquero le amicizie che durarono tutta la vita) e il Pensionato Heger in Belgio, dove conobbe il prof. Heger che fu il suo primo amore e che le ispirò il protagonista maschile di Il professore e Villette.
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Abbiamo modo di conoscere oltre Charlotte anche Emily, piuttosto riservata e timida, Anne dolce e tranquilla e Branwell il fratello impulsivo e appassionato che creò molti problemi dovuti alla dipendenza dall’alcool.
Conosciamo anche l’ambiente letterario in cui visse, non solo per la presenza della Gaskell che divenne amica di Charlotte, ma soprattutto per Dickens e Thackeray che conobbe in un salotto londinese dove preferì rimanere in disparte ad ascoltare e osservare piuttosto che partecipare alle conversazioni.
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Sono stata coinvolta dalla descrizione dell’attimo in cui Charlotte trovò l’ispirazione per scrivere Jane Eyre, per me che amo incondizionatamente questo romanzo, è stato uno dei due momenti clou insieme alla proposta di matrimonio del reverendo Nicholls. Le parole riportate nella biografia non sono quelle reali, ma la James le ha ricreate sulla base di alcune lettere scritte dall’autrice all’amica Ellen.
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I fatti narrati nel romanzo accaddero realmente, la James ha utilizzato la fantasia solo quando strettamente necessario e posso affermare che questa biografia romanzata è stata capace di interessarmi ed emozionarmi esattamente come un romanzo, attirando la mia attenzione come accadrebbe a chiunque abbia amato Jane Eyre o Cime tempestose.
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Unica nota negativa, come spesso avviene con la traduzione, il titolo del romanzo che non è la traduzione dell’originale, I diari di Charlotte Bronte,  che risponde perfettamente al suo contenuto destando enorme curiosità.
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Valeria