Effie – Suzanne Fagence Cooper

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“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna?”

Effie storia di uno scandalo è un saggio ben documentato sulla vita di Effie Gray, l’autrice ha avuto modo di leggere la corrispondenza che la Gray ebbe con i genitori, i figli, le sorelle grazie a sir Geoffrey Millais che generosamente le ha permesso di consultarla. Grazie al lavoro di Mary Luftyeus che curò la pubblicazione delle lettere scritte durante il matrimonio con John Ruskin e a una bibliografia piuttosto corposa ne esce un quadro esaustivo sulla storia di questa donna che fu sposata in prime nozze con Ruskin e in seconde con il pittore preraffaellita John Everett Millais.

A 19 anni sposò Ruskin, non per amore, bensì per la vita che avrebbe potuto offrirle, ossia relazioni sociali, affiancamento nello studio e nelle rieerche. Nella realtà invece non accadde nulla di tutto ciò, Ruskin si comportò freddamente con lei, era preso dai suoi studi e la tenne sempre lontana da sè. A questo va aggiunto che il matrimonio non fu consumato per volere del marito, venne tenuta lontana dalla famiglia di cui soffrì la mancanza, fu avversata in ogni modo possibile dai suoceri che non l’amarono mai.

Nell’aprile del 1854 dopo aver ascoltato i consigli degli amici e con il sostegno dei genitori decise di lasciare il marito e ritornò nella casa paterna chiudendo il matrimonio. Chiese l’annullamento perchè non fu consumato e si sottopose a numerose visite mediche e interrogatori poco piacevoli, ma raggiunsse l’obiettivo.

Questo le permise di sposare John Everett Millais,  che aveva conosciuto durante il precedente matrimonio e del quale si era perdutamente innamorata, ampiamente corrisposta.

Questo libro non racconta solo la storia di una donna coraggiosa che seppe sfidare la società vittoriana, ma anche quella di un grande artista quale fu John Everett MIllais. Questa biografia è anche un ampio spaccato della società vittoriana che viene ben delineata dalle testimonianze di chi visse quel momento come Elizabeth Gaskell, Charles Dickens, ecc…

Effie fu una donna forte, combattè per la sua libertà che le portò vicinanza, ma anche rifiuto come nel caso della regina Vittoria. Fu una donna bellissima, elegante, intelligente, le piaceva ricevere e instaurava rapporti con le persone che contavano. Sicuramente nel pittore vide un modo per rientrare in società, bisogna dire però che il matrimonio durò più di 40 anni e vide la nascita di molti figli. Bisogna anche dire che la sua vita non fu tutta rose e fiori, ai suoi problemi di salute vanno aggiunti il dolore per la perdita dei figli e dei genitori e per la sorella Sophy che ebbe gravi problemi psichiatrici.

Fu accusata di essere la causa per cui Millais lasciò i principi preraffaelliti a favore dei guadagni, tuttavia è comprensibile che queste scelte furono fatte per le necessità della famiglia che si allargava sempre di più.

Non è stata una lettura agevole, spesso mi sono fermata perchè lo stile è pesante tanto da richiedere concentrazione. Lo consiglio a chi è ama l’arte, a tutti gli altri consiglio la visione del film dal titolo omonimo.

Valeria

Sulle orme del brivido – Gianluca Arrighi

 

 

GIANLUCA ARRIGHI

Questa antologia di Gianluca Arrighi raccoglie alcuni dei suoi racconti migliori e vi si ritrovano l’atmosfera e la suspence  che caratterizzano tutte le sue opere. Ho letto questi racconti  uno di seguito all’altro con il fiato in gola.

L’umanità rappresentata è composta da uomini e donne tormentati, confusi, menti psicologicamente disturbate pur apparendo allo stesso tempo persone normali, sfortunati nel trovarsi dentro a situazioni difficili, pericolose, strane. Persone a cui la vita ha giocato dei tiri mancini  che sentono dentro di sè l’incertezza  e la paura del dover vivere secondo le regole che la società impone. Una varia umanità che Gianluca Arrighi riesce a riunire in un’amalgama armonioso.

Ci sono racconti più brevi e altri più lunghi, non ci sono solo enigmi da scoprire e risolvere, c’è anche lo studio della psiche umana con i suoi ingranaggi che provocano gesti incomprensibili contrari alla legge, alla morale e al buonsenso. I protagonisti dei racconti sono descritti in modo da sembrare diversi da ciò che sono realmente. L’indubbia capacità dell’autore è il saper coinvolgere il lettore, caratterizzando la storia in modo da renderla subito interessante. Proseguendo nella lettura le premesse vengono confermate e le sorprese sono capaci di lasciare a bocca aperta.

 Si passa dalla suspence  de La moglie del professor Filanti, davvero agghiacciante, alla tensione de Il sorriso del bambino, passando attraverso le realtà di Amnesia, il racconto più lungo e meglio strutturato dell’intera raccolta, per passare ai colpi di scena de La vendetta di Paolo e Bauli, arrivando infine alla follia criminale di Il desiderio di Letizia e Manicomi.

I reati commessi, modi e luoghi sono il frutto della fantasia di Arrighi che ben conosce l’animo umano grazie alla sua professione di avvocato penalista, gli permettono di penetrare nella psiche dei personaggi raccontando la follia  che porta le persone a trasformarsi in mostri.

In conclusione Arrighi dimostra di possedere una notevole padronanza della materia che narra e questo appare subito evidente al lettore che abbia qualche conoscenza del genere giallo, thriller o noir.

Consigliatissimo.

Valeria

Strane creature – Tracy Chevalier

STRANE CREATURE

 

Mary Anning, la cui occupazione sin da piccola era cercare fossili di cui le costiere di Lyme Regis sono ricche, ed Elizabeth Philpot, che con le due sorelle nubili si trasferisce in questa località sul mare per non incidere sulla famiglia del fratello, sono le protagoniste di questo romanzo della Chevalier. Entrambe le protagoniste nonostante la differenza di età e di condizione sociale, sono appassionate di fossili che cercano sulla spiaggia, nonostante queste tipo di ricerche non fossero proprio adatte a delle signore.

Mary che proviene da una famiglia povera non si cura delle maldicenze della comunità, Elizabeth neanche, pur subendo i rimproveri delle sorelle che si vedono messe al bando dai concittadini a causa delle sue frequentazioni. Nonostante ciò le due continuano a perlustrare le spiagge fino a quando Mary non riesce a riportare alla luce lo scheletro di un animale completamente diverso da tutti quelli trovati fino a quel momento e sconosciuti agli esperti in materia,

Naturalmente la scoperta attira a Lyme Regis sia molti appassionati di geologia, che iniziano a porsi domande sull’età della Terra e sulla Creazione del mondo, sia faccendieri ed opportunisti che sperano di poter trarre lauti guadagni approfittando della buona fede delle due donne. Uno di loro riuscirà a far breccia nel cuore di entrambe, creando non pochi problemi.separatore di testo 4

Chi ama Jane Austen non potrà non apprezzare questo romanzo della Chevalier. In Strane creature si trovano le atmosfere e i temi cari all’amata scrittrice: i paesaggi caliginosi sferzati dal vento, i pregiudizi che caratterizzano una piccola comunità nei confronti di chi  non si adegua alle convenzioni sociali, come nel caso di Mary Anning ed Elizabeth Philpot che sono delle donne intraprendenti e anticonformiste. Non dimentichiamo che la Austen per un breve periodo visitò Lyme Regis e che la consacrò meta del turismo letterario.

All’inizio ho faticato un po’ ad entrare nella storia perchè la narrazione a due voci mi ha confusa, pian piano le vicende si sono sviluppate diventando sempre più interessanti. Ho potuto conoscere queste due brillanti paleontologhe che solo molti anni dopo le loro scoperte hanno avuto il giusto riconoscimento. Il loro lavoro venne sfruttato da molti scienziati  che si appropriarono delle loro scoperte rivendicandone la paternità, mentre invece le comprarono senza scoprire nulla.

E’ il destino delle donne quello di non essere considerate per il loro lavoro, a maggior ragione se ci riferiamo al XIX° secolo quando la disparità tra uomo e donna era sicuramente abissale.

Proseguendo con la lettura oltre ad apprezzare lo stile della Chevalier, mi sono affezionata a queste due donne e alla loro amicizia, della mancanza di rivalità, dell’aiuto  reciproco e del sostegno che non cessò mai. Il romanzo scivola via senza che uno se ne accorga superata la prima parte diventando sempre più interessante man mano che si arriva al finale.

Sicuramente non è il romanzo più bello della Chevalier a mio parere, ma il suo stile, i personaggi, l’ambientazione, la trama che ha saputo creare unendo la realtà storica alla fantasia, ne fanno un lavoro che merita di essere letto, non fosse altro che per dare il giusto riconoscimento all’opera di due donne straordinarie, grazie alle quali abbiamo potuto conoscere quello che accadde sulla Terra millenni fa, facendola poi diventare il pianeta che conosciamo.

Valeria

Un segreto tra noi – Mariangela Camocardi

UN SEGRETO TRA NOI

Emma Savoldi è risoluta a scoprire il motivo della morte della sorella, non credendo alla morte accidentale. Si scontra con il cognato Alex Lippi Monzani, un uomo freddo e dai modi scostanti che non si fa scrupolo di trattarla in modo poco educato. Tra i due sono subito scintille, lei lo considera scorbutico e maleducato, lui invece trova che lei sia una bisbetica pedante.

Nonostante ciò i due sono attratti l’uno dall’altra e complice la necessità che qualcuno educhi Markus, il figlio di Alex e della sorella, Emma si propone come bambinaia al posto di quella scelta dalla madre del visconte. Stando accanto tutti i giorni i due, seppur battibeccando, iniziano a conoscersi meglio. Ben presto Emma dimentica di indagare sulla morte della sorella, non avendo trovato nessun elemento che confermi che il marito sia responsabile della morte e continua a dimostrare il suo affetto al nipote che la ricambia.

Tutto sembra procedere per il meglio fino al giorno in cui la madre di Alex decide di andare a trovare il figlio. Il suo arrivo porta dei cambiamenti nella vita di Alex ed Emma, ma soprattutto del piccolo Markus sottoposto a una rigida disciplina. Anche Emma è soggetta a comportamenti maleducati e battute salaci da parte della nobildonna, ma nonostante ciò Alex ed Emma si scoprono sempre più attratti…riuscirà l’attrazione a trasformarsi in amore?

E’ il secondo romanzo che leggo della Camocardi e ammetto che mi è piaciuto molto. Ho volutamente solo accennato alla trama perchè in questo romanzo, sebbene la storia d’amore sia prevalente come è giusto che sia in  un romance, c’è molto di più.

C’è lo sfondo storico essendo stato ambientato durante il Risorgimento e più precisamente durante le  Cinque Giornate di Milano che furono il preludio ai moti d’indipendenza dagli austriaci ed esplosero in tutto il Lombardo-Veneto. La storia entra anche nelle vicende narrate che risultano più credibili inserite in un contesto storico ben preciso.

Non mancano intrighi e colpi di scena, scopriamo chi sono i protagonisti con pregi e difetti. Anche su Loretta, la sorella di Emma, il lettore piano piano scopre i segreti grazie a un sapiente uso della tecnica narrativa che la Camocardi dimostra di saper possedere.

Altri personaggi, oltre i protagonisti, sono la madre di Alex, Kilian cugino del visconte e Christine la pupilla della viscontessa madre. Quest’ultima è una donna altezzosa, maleducata e incapace d’affetto nei confronti del figlio e del nipote. Una donna detestabile e odiosa che suscita immediatamente le antipatie di chi legge.

Alex nasconde dietro la freddezza e il distacco, le ferite prodotte da un matrimonio infelice, Emma è un figlia devota e una donna affettuosa, talvolta un po’ saccente, ma chi non ha difetti?

Christine e Kilian oltre a flirtare suscitano immediata simpatia in chi legge, specialmente lui che apre e chiude il romanzo come in un cerchio, con un prologo e un epilogo decisamente esilaranti.

Consigliato a chi ama i romance storici e vuol trascorrere delle ore piacevoli.

Valeria

I sogni perduti delle sorelle Bronte – Syrie James

I sogni perduti delle sorelle Bronte

Titolo: I sogni perduti delle sorelle Bronte
Autrice: Syrie James
Casa editrice: PIEMME
Genere: Narrativa
Data pubblicazione: 30 giugno 2009
Pagine: 542
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Il libro si apre con un’introduzione scritta della James in cui lei rivolgendosi al lettore gli chiede di provare ad immaginare come potessero essere i diari di Charlotte Bronte.
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Trattandosi di una biografia romanzata, il libro presenta interi capitoli dedicati alla sua infanzia e alla giovinezza della scrittrice in un gioco di flashbacks che creano uno stile narrativo simile a quello utilizzato per Jane Eyre.
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La James ha immaginato quali siano stati i sentimenti provati nei confronti di Arthur Bell Nicholls che fu curato del padre e che costituisce un punto oscuro nella vita della scrittrice. Ci si chiede infatti come mai Charlotte lo sposò dopo 8 anni dal suo arrivo a Haworth, arrivando persino a mettere in dubbio il matrimonio che invece fu celebrato come si può evincere dal certificato esposto in una bacheca della chiesa del villaggio.
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L’arrivo del reverendo Nicholls a Haworth è l’avvenimento con cui si apre la storia. Charlotte prova immediatamente antipatia e ostilità nei confronti dell’uomo a causa delle sue vedute ristrette nei confronti delle donne.  Insieme alle sorelle Charlotte porta avanti una lotta nei confronti della società che vede come unica soluzione per  le donne il matrimonio.  Loro aspirano a essere più indipendenti e per questo hanno accettato di fare le istitutrici, con la speranza di aprire in futuro una propria scuola. Invece fu la scrittura a dar loro un minimo di autonomia, sebbene abbiano dovuto adottare degli pseudonimi maschili.
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I flashbacks disseminati nel romanzo si riferiscono agli anni in che Charlotte trascorse presso la Clergy Daughter’s School, la Roe Head School (dove nacquero le amicizie che durarono tutta la vita) e il Pensionato Heger in Belgio, dove conobbe il prof. Heger che fu il suo primo amore e che le ispirò il protagonista maschile di Il professore e Villette.
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Abbiamo modo di conoscere oltre Charlotte anche Emily, piuttosto riservata e timida, Anne dolce e tranquilla e Branwell il fratello impulsivo e appassionato che creò molti problemi dovuti alla dipendenza dall’alcool.
Conosciamo anche l’ambiente letterario in cui visse, non solo per la presenza della Gaskell che divenne amica di Charlotte, ma soprattutto per Dickens e Thackeray che conobbe in un salotto londinese dove preferì rimanere in disparte ad ascoltare e osservare piuttosto che partecipare alle conversazioni.
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Sono stata coinvolta dalla descrizione dell’attimo in cui Charlotte trovò l’ispirazione per scrivere Jane Eyre, per me che amo incondizionatamente questo romanzo, è stato uno dei due momenti clou insieme alla proposta di matrimonio del reverendo Nicholls. Le parole riportate nella biografia non sono quelle reali, ma la James le ha ricreate sulla base di alcune lettere scritte dall’autrice all’amica Ellen.
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I fatti narrati nel romanzo accaddero realmente, la James ha utilizzato la fantasia solo quando strettamente necessario e posso affermare che questa biografia romanzata è stata capace di interessarmi ed emozionarmi esattamente come un romanzo, attirando la mia attenzione come accadrebbe a chiunque abbia amato Jane Eyre o Cime tempestose.
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Unica nota negativa, come spesso avviene con la traduzione, il titolo del romanzo che non è la traduzione dell’originale, I diari di Charlotte Bronte,  che risponde perfettamente al suo contenuto destando enorme curiosità.
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Valeria

Morte al filatoio -Ottavia Niccoli

morte al filatoio

 

Siamo nel novembre del 1592, don Tomasso che dirige l’ospizio di san Biagio a Bologna, assiste a una denuncia fatta da Violante nei confronti di un cartello, scritto da ignoti,  in cui è accusata di aver ucciso il marito. Il notaio Marini, amico di don Tomasso, chiede a questi di informarsi su quanto accaduto chiedendo notizie in proposito a don Lucio che ha eseguito il funerale e che forse è stato l’amante della vedova.

Intanto all’ospizio due ragazzini rifugiatisi li, Ettore e Gianandrea, raccontano di aver visto il cadavere di una ragazza che lavorava presso il filatoio Righi, nel canale sottostante a questo. Poco tempo dopo il cadavere della ragazza trascinato dal torrente verrà ritrovato nel canale sotto l’ospizio. Don Tomasso viene incaricato dal notaio di approfondire anche questa faccenda.

In seguito all’autopsia eseguita sul cadavere del marito di Violante don Tomasso  scopre che questi è stato assassinato con il veleno per topi che don Lucio tiene in un orcio, mentre la ragazza che lavorava al filatoio era oggetto di attenzioni concupiscenti da parte del Righi e di un garzone.

Grazie alle chiacchiere delle donne e alla capacità di Gianandrea di favorire le confidenze, don Tomasso riuscirà piano piano a ricomporre i pezzi del puzzle e ad assicurare i colpevoli alla giustizia.

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 Ho letto in anteprima questo romanzo grazie alla cortesia di Vallecchi Firenze e ciò che mi ha colpito sin dalle prime pagine, è il perfetto equilibrio tra la parte storica e quella di fantasia. La Niccoli è una storica specializzata nel Rinascimento e nella Riforma e queste sue conoscenze sono evidenti nell’insieme di usi, costumi e tradizioni riportate nel romanzo, come per fare un paio di esempi, nel modo in cui è redatta la trascrizione dell’autopsia, ossia rispettando le regole in cui venivano scritti i documenti all’epoca (c’era tutto un iter di regole da seguire) o il riferimento a un tipo di scrittura utilizzata per redigere un atto.

Il meccanismo del giallo è ben oliato, tutte le domande che il lettore si pone durante la narrazione ricevono una risposta,  niente è lasciato in sospeso. La narrazione è scorrevole e mi è molto piaciuto il linguaggio utilizzato, verosimile a quello dell’epoca, ma ovviamente reso in modo tale da essere comprensibile per chi legge.

I personaggi sono tutti ben caratterizzati e perfettamente calati nel contesto storico narrato. Don Tomasso è una figura interessante,  per volere familiare è diventato prete accondiscendendo a questa decisione, ha un carattere sanguigno, irascibile, e dei segreti che lo tormentano profondamente. Nonostante ciò ha preso seriamente il suo ruolo e cerca di svolgerlo al meglio. A cotanta serietà, per dare brio e leggerezza, l’autrice gli  ha affiancato Gianandrea, un monello di strada dalla lingua lunga che vive di piccoli furti e che con le sue chiacchiere contribuirà non poco alla risoluzione dei due omicidi.

Tra gli altri i personaggi di don Lucio, un prete che è l’esatto opposto di don Tomasso, lussurioso, intrigante e interessato più ai beni materiali che a quelli spirituali o Antonia la bottonaia, un esempio di donna moderna, che vive del proprio lavoro, non ha un marito accanto ed è fiera di se stessa e di ciò che ha.

In una recente intervista fatta all’autrice da Hans Tuzzi le è stato chiesto se avremo il piacere di ritrovare don Tomasso, l’autrice ha risposto con un semplice vedremo, io da umile lettrice spero proprio di si. Sarei felice di ritrovare lui e Gianandrea in un’altra avventura investigativa.

Valeria

 

La congiura delle passioni – Pietro De Sarlo

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Titolo: La congiura delle passioni
Autrice: Pietro De Sarlo
Casa editrice: Altrimedia
Genere: Romanzo storico
Data pubblicazione: 6 aprile 2021
Pagine: 240
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Siamo proprio sicuri che il Risorgimento fu privo di ombre e ricco solo di entusiasmo per la sospirata Unità d’Italia?

E per il sud fu davvero una fortuna o non fu piuttosto un’occupazione di terre e un accaparramento di denari che dalle casse borboniche finirono dritti nei forzieri piemontesi?

Sono alcuni degli interrogativi che ci presenta questo bel romanzo di Pietro De Sarlo ambientato a Monte Saraceno, una località immaginaria sull’Appennino Lucano dove vive Pietrino con la sua famiglia. Il bambino è il figlio del Notaro del paese, preoccupato dagli eventi che stanno caratterizzando il sud, a causa di “Garibaldo” (come è chiamato da quelle parti l’eroe dei Due Mondi) e dei piemontesi. Il cugino del Notaro, ‘u Barone, la personalità più in vista della cittadina sembrerebbe a favore del nuovo corso, che non è ben visto invece dai suoi compaesani. Lo zio di Pietrino, Nicola Maria, si è arruolato nell’esercito piemontese e la sua figura affascina il nipote che si vede già arruolato nell’esercito sabaudo.

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Tutti i personaggi maschili di questo romanzo sono a diverso titolo coinvolti in questa fase di transizione dal regno borbonico a quello sabaudo con tutte le conseguenze che ne derivano come il brigantaggio, violenze e massacri nei confronti della popolazione, falsi plebisciti.

I personaggi contribuiscono in modo corale all’avvicendarsi dei fatti, ai drammi personali, agli intrighi familiari, ai tradimenti e tutte queste vicende si inseriscono in un periodo storico ricco di cambiamenti per il Mezzogiorno che si vide ferito dai liberali che ne approfittarono per raggiungere quel potere e quelle ricchezze che li avrebbero resi di fatto la classe dominante italiana.

Rispetto agli uomini le donne protagoniste ne escono meglio, da Giulia, la governante del barone, una donna dal carattere di ferro, capace di tenere testa al suo padrone; a Mirna bella e fiera di se e del suo amore, alla madre ‘A  Masciara, il personaggio più bello del romanzo, una donna forte, attaccata alla sua terra che vuole difendere da quelli che vede come degli stranieri.

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Nel romanzo che da meridionale appassionata della sua terra non posso non apprezzare, un ruolo importante lo hanno l’uso del dialetto e del latino. In quest’ultimo caso qualche traduzione a fondo pagina sarebbe stata gradita, non conoscendolo bene. Non solo il latino era utilizzato dalle classi sociali più abbienti, ma è presente un lessico che rende i dialoghi più verosimili all’italiano utilizzato in quei tempi.

Gli eventi di fantasia si intrecciano con quelli realmente esistiti, creando un tessuto narrativo credibile, che è il pretesto per raccontare ciò che avvenne nel sud dopo l’unità nazionale.

Ritornando alle domande iniziali della recensione, credo che tutti coloro che amano la storia e che vogliono conoscere meglio i fatti, sappiano come l’annessione del sud non fu motivata da ideali patriottici come molta storia ufficiale ci ha fatto credere per anni, ma fu voluta fortemente per motivi economici, per rimpinguare le casse del regno piemontese che erano all’asciutto.

Nelle note finali l’autore spiega bene tutto questo avvalendosi del parere significativo di validi studiosi confermando che l’annessione del sud non fu altro che un’usurpazione dei diritti di uno stato sovrano.

Ognuno ne tragga le considerazioni che preferisce, io le mie le ho già tratte da molti anni.

Valeria

L’ultimo boia – Cinzia Tani

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Titolo: L’ultimo boia
Autrice: Cinzia Tani
Casa editrice: Vallecchi Firenze
Genere: Biografia romanzata
Data pubblicazione: 4 novembre 2021
Pagine: 310
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Ho avuto un’ambizione e l’ho perseguita, una forza mi ha convinto di essere stato mandato sulla Terra per svolgere questo lavoro come una missione e la stessa forza mi ha indicato quando smettere. Avevo un’ambizione, non l’ho più. Il desiderio è volato via. Io credo che nessuna delle centinaia di esecuzioni da me effettuate abbia mai agito da deterrente per un crimine. La pena capitale, a mio parere, non risolve nulla, soddisfa soltanto un desiderio primitivo di vendetta”.
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Queste parole sono state scritte da Albert Pierrepoint che fu il più famoso boia d’Europa. All’età di 11 anni scoprì per caso il lavoro segreto del padre e dello zio, un’attività che sia la madre e la zia di Albert sapevano, ma della quale non volevano conoscere alcun particolare. Dopo la morte del padre, lui e la madre si trovarono in ristrettezze economiche e Albert iniziò a svolgere dei lavori per aiutare la madre.
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Trovò lavoro in un negozio ed ebbe la prima idea di mandare una lettera alle istituzioni giudiziarie in cui chiedeva di poter svolgere l’attività di giustiziere. Non fu accettata e continuò a svolgere l’attività nel negozio dove era benvoluto dal proprietario. Intanto anche la sua vita proseguiva tra lavoro, famiglia e amicizie.
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Ricevette una seconda lettera in cui la sua candidatura a giustiziere venne accettata e così iniziò la sua carriera di boia. Nel corso degli anni venne chiamato a giustiziare persone non solo in Gran Bretagna, ma anche in vari paesi europei.
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In 25 anni di attività impiccò più di 500 persone, ma solo dopo aver giustiziato Ruth Ellis che uccise per gelosia il corridore automobilistico David Blakely, Pierrepoint iniziò a “vedere” la pena di morte in modo diverso e questa riflessione lo portò a dare le dimissioni dal suo ruolo divenendo un’abolizionista convinto.
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Ho iniziato questo romanzo un po’ titubante per il contenuto, avevo paura di leggere descrizioni particolareggiate delle esecuzioni e delle emozioni dei condannati, invece mi sono ricreduta subito perchè in questo romanzo non si indulge a una spettacolarizzazione della morte, ma si racconta semplicemente la vita di un uomo.
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L’autrice utilizza la prima persona, cosicchè è lo stesso Albert a raccontare la sua storia e lo fa in modo così chiaro che la narrazione si dipana con molta scorrevolezza. E’ stato piacevolissimo seguire Pierrepoint in alcuni dei casi in cui venne chiamato a giustiziare i colpevoli. Alcuni di questi casi tengono desta l’attenzione di chi legge come se fossero dei thriller. Come sempre la realtà supera la fantasia.
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Criminali di guerra, prostitute, serial killer, fu varia l’umanità che dovette giustiziare, in  particolare mi hanno colpita durante la lettura, la descrizione delle atrocità commesse dalle belve di Bergen-Belsen nei campi di concentramento tedeschi. Sono solo accennate le crudeltà commesse dai comandanti tedeschi, invece la narrazione si è soffermata su quelle perpetrate dalle donne e vi assicuro che non è stato facile leggere le descrizioni di questi atti disumani. Personalità disturbate, che provenivano da un tessuto sociale problematico che trovandosi in posizioni di potere credettero di agire secondo logiche di salvezza della razza.
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Anche nel caso dei serial killer ci troviamo di fronte a descrizioni di delitti non certamente delicati, quello che può essere interessante è comprendere i motivi che spinsero queste persone a diventare i mostri che furono.
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La narrazione risulta maggiormente efficace poichè l’autrice è riuscita a far conoscere il personaggio e a raccontarne la vita senza esprimere giudizi personali ed etici. Ha svolto molte ricerche leggendo biografie di Pierrepoint e del padre, oltre a numerosi casi criminali.
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Il tema centrale del romanzo è la pena di morte e quanto la si possa considerare valida come deterrente nei confronti del crimine. Concordo con il protagonista che la pena di morte non comporti una diminuzione degli omicidi. Sono convinta che chi commette un crimine, che sia premeditato o d’istinto non pensi alle conseguenze, credo che l’unico modo per combattere il male sia usare il linguaggio dell’amore e della comprensione dei motivi profondi che portano a queste estreme conseguenze.
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Si tratta di un tema delicato e complesso allo stesso tempo, sul quale in molti si sono espressi nel corso dei secoli, questo romanzo nel suo piccolo ha il merito di farci riflettere mentre ci racconta la vita di un uomo semplice.
A cura di Valeria
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La vera storia di Martia Basile – Maurizio Ponticello

 

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Titolo: La vera storia di Martia Basile
Autrice: Maurizio Ponticello
Casa editrice: Mondadori
Genere: Romanzo storico
Data pubblicazione: 7 luglio 2020
Pagine: 336
Autoconclusivo: si

Ambientato nel periodo del viceregno spagnolo caratterizzato da molte ombre e poche luci La vera storia di Martia Basile è un romanzo storico che si legge molto velocemente.

Le vicende si svolgono a Napoli, una città in cui la ribellione nei confronti degli spagnoli era dovuta al malgoverno che affamava la popolazione e dove le esecuzioni pubbliche erano uno spettacolo per lenire la miseria. Nel nome della Chiesa ci si accaniva torturando donne e uomini sospetti per estorcere false confessioni che li avrebbero portati al patibolo.

In questo clima vive Martia che all’età di 13 anni viene data in sposa a Muzio Gualtieri, un faccendiere, un uomo che vive di imbrogli e raggiri per guadagnare denaro, un violento, un lussurioso che non esita ad abusare di lei sin dalla prima notte di nozze e a riempirla di botte. Saranno queste una costante durante il matrimonio come quelle date per la nascita delle figlie, subito dopo il parto, poichè non  erano il maschio agognato, ma non saranno l’unica nefandezza.

A causa dei suoi intrallazzi, diventerà debitore di colui che governa Napoli e venderà la moglie a costui che la userà come merce a pagamento per gli uomini che desiderano possedere le sue grazie. Martia subisce queste violenze perpetrate al suo corpo e alla sua anima, ma riuscirà grazie alla sua intelligenza  a fuggire dal luogo in cui è rinchiusa e verrà aiutata da alcune donne a guarire dalle ferite fisiche e, soprattutto, dell’anima.-

Rinascerà a nuova vita, si innamorerà di un uomo, tradirà il marito, raggiungerà una maggiore consapevolezza di se stessa e delle sue capacità e deciderà che l’unico modo per essere finalmente libera e padrona di se stessa e della sua vita. sarà uccidere il marito. Il delitto verrà scoperto e lei finirà sul patibolo dopo aver subito durante la prigionia soprusi, angherie, violenze e torture.

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Ho letto il romanzo in pochi giorni e mi sono appassionata alle vicende di Martia che l’autore rispolvera dalla storia cantata da un tale Giovanni della Carretola, un poeta e cantastorie dell’epoca. Martia fu una donna intelligente e indomita, pur sperimentando la brutalità umana, non si diede mai per vinta, non si arrese al suo destino. Una figura moderna, una donna anticonformista, capace di risollevarsi dalle sue disgrazie grazie alla forza di volontà.

Quello che mi ha colpito in questo bel romanzo di Maurizio Ponticello è stata la scrittura, riuscire a riportare la lingua napoletana secentesca nella sua quasi totalità (solo alcune parole sono state modificate per renderle comprensibili al lettore moderno) rendendo più viva, vivida e reale la narrazione è un gran pregio. I dialoghi sono brillanti, riescono a dare forza e carattere alla narrazione.

Altrettanto interessanti sono le descrizioni di aspetti della vita dell’epoca che vengono raccontate in modo particolareggiato come nel caso dello sposalizio di Martia, oppure del Carnevale, ecc. L’autore si è documentato sul periodo storico intervallando le parti romanzate a quelle più propriamente storiche creando un mix perfetto.

Un’ultima considerazione sul ruolo delle donne che conoscevano i poteri delle erbe o delle pietre , anche in questo romanzo l’ignoranza e il dispotismo della Chiesa cattolica hanno condotto alla morte una donna, rea di aver ucciso il marito e “plagiata” da alcune “streghe” che con i loro poteri demoniaci hanno condotto Martia all’omicidio.

I pregiudizi, le maldicenze nei confronti di una donna, dei suoi comportamenti e della sua vita non sono cambiati nel corso dei secoli, tant’è vero che ancora combattiamo per veder riconosciuto il nostro diritto a vivere libere dai condizionamenti della società e da coloro che ci vogliono ai margini della storia.

Ruadh Breagh. Ogni scelta ha un prezzo – Antonella Arietano

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Quanto si è disposti a mettersi in gioco per amore?

Si è consci che qualsiasi scelta verrà fatta ci sarà una conseguenza nel bene o nel male?

E’ ciò che accade a Ian protagonista di questa bella favola che Antonella Arietano mi ha permesso di leggere. Ian è un bel ragazzo dai capelli rossi, da qui il ruadh breagh del titolo che significa appunto capelli rossi, che vive con la nonna a cui è molto affezionato. Un giorno nonostante il tempo non sia dei migliori, Ian prende la barca per andare a pescare. All’improvviso si trova in mezzo a una tempesta che lo fa finire in mare, è certo che per lui sia giunta la fine quando viene salvato da una bellissima ragazza il cui nome è Mana.

Ian rimane folgorato innamorandosi all’istante di lei, ma non riesce a darsi pace fino a quando non riuscirà a ritrovarla e a scoprire che ha un segreto. A questo punto il ragazzo deciderà di fare una scelta che potrebbe avere serie conseguenze  per la sua vita.

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Ho sempre amato le favole sin da bambina e leggere Ruadh Breagh per me è stato ritornare all’infanzia, quando leggevo le fiabe dei fratelli Grimm, degli Andersen o di Charles Perrault.

Anche in questo caso la favola presenta un eroe che seguendo un determinato percorso e superando gli ostacoli che gli si frappongono, giungerà alla soluzione finale. Ivi si ritrovano molti elementi descritti da Propp nel suo Morfologia della fiaba, testo fondamentale per conoscere molti degli elementi che troviamo nelle fiabe, ma che è stato applicato alla narrativa tout court.

Questa favola è stata una piacevole scoperta. Essendo curiosa e sempre pronta a conoscere, ho avuto modo di scoprire una leggenda tradizionale scozzese sulle selkie che ho trovato affascinante. Belle anche le descrizioni dei luoghi in cui è ambientata la favola, ho “visto” con la mente i particolari che descrivono il mare con i suoi scorci selvaggi e la luce capace di renderli indimenticabili grazie alle albe o ai tramonti.

Interessanti anche le descrizioni particolareggiate di eventi come la festa di San Michelmas, ricorrenza famosa nei paesi nordici e di cui l’autrice riporta la preparazione dello struan o la caccia al tesoro.

Separatore di testo

Non manca anche l’introspezione psicologica del protagonista, leggiamo i suoi pensieri e ci compenetriamo nella vicenda. Ian con il trascorrere delle pagine e della storia inizierà a diventare sempre più consapevole del suo destino e di quello del popolo selkie. Si renderà conto che alcune sue scelte potrebbero comprometterne la vita e valuterà se sia giusto il suo modo di agire. Inizierà a maturare,  a capire qual è il vero amore e come riconoscerlo, imparerà anche a capire chi ha di fronte e quanto merita la sua attenzione. Un processo di evoluzione graduale che lo porterà a trasformarsi da ragazzo in uomo.

Tutto ciò raccontato con una penna lineare ed evocativa, capace di creare un alone di magia ed atmosfera.

A Ruadh Breagh l’autrice ha aggiunto un breve racconto intitolato Il dono delle fate, che pur essendo malinconico e triste possiede in sè molta delicatezza nell’affrontare il tema della solitudine che caratterizza la vita di Viola che ne è la protagonista e che riceverà un dono speciale che modificherà la sua vita.

Se vi piacciono le favole, leggete questo libro.

Valeria