Mistificami – Carmen Weiz

Mistificami (E-book Swiss Stories #2): Una serie di romanzi rosa con molta avventura e suspance (Contemporary Romance) di [Carmen Weiz (Mme. Romanzi Rosa)]

 

In Mistificami, secondo capitolo della serie Swiss Stories, Carmen Weiz ci fa conoscere meglio Adam Roth che abbiamo già conosciuto precentemente in La ragazza nel bosco. Adam conduce una vita tranquilla, è impegnato nel suo lavoro di poliziotto e si concede di tanto in tanto delle avventure. In compagnia del suo amico Thomas assiste al tentato suicidio di una ragazza e nel tentativo di salvare lei per poco non ci rimette la vita.

Per fortuna entrambi seppur decisamente malconci riescono a cavarsela e Adam per giorni si scervella sui motivi che possono aver spinto la ragazza a commettere un atto così grave. Inizia quindi a indagare e piano piano il quadro si comporrà, verranno a galla segreti riguardanti il passato di Liz che hanno a che vedere con suo padre e i rapporti con la malavita dell’Eurasia.

Il rapporto tra i protagonisti avrà  fase iniziale di diffidenza e sospetto da parte di entrambi per poi trasformarsi in una conoscenza e accettazione dell’altro. Parallelamente alla loro frequentazione le indagini proseguiranno portando alla scoperta di situazioni passate taciute per evitare pericoli a persone innocenti. Riusciranno Adam e Liz a conoscersi meglio e a vivere i loro sentimenti alla luce del sole o invece saranno costretti a separarsi grazie all’intervento di chi non vede di buon occhio il loro rapporto?

Mistificami presenta elementi che spaziano dal romance al thriller mixati così bene da fare in modo che la lettura oltre ad essere veloce non annoi. Carmen è molto brava nel descrivere nei particolari una storia che risulta vera, efficace nelle descrizioni. Queste ultime tratteggiate minuziosamente nei luoghi e ambienti naturali in cui si svolge il romanzo, a cominciare dalla Foresta Nera, ti fanno vedere con la mente le bellezze naturali della Svizzera.

I personaggi sono caratterizzati molto bene ed è proprio questa attenzione a tutti i particolari caratteriali a contribuire a rendere la storia appassionante, Accanto ai protagonisti ritroviamo figure già conosciute nel romanzo precedente e nuovi personaggi che sicuramente ritroveremo nei prossimi capitoli.

Liz apparentemente sembra una ragazza timida e indifesa, in realtà è una donna forte, capace di sopportare qualsiasi situazione pur di difendere chi ama.

Adam dà l’impressione di essere un uomo superficiale, invece dietro questo aspetto si nascondono dolcezza  e sentimenti nobili.

I temi presenti in Mistificami sono molteplici: si parla di stupro, violenza fisica e psicologica, vendetta, rapporto padre-figlia, la maternità ecc. Anche l’amicizia è presente grazie a due amici fraterni che in alcuni avvenimenti hanno la responsabilità di determinate azioni e reazioni.

Senza ombra di dubbio anche questo romanzo come il precedente ti avvince, la storia si legge con molto interesse partecipando alla vita dei protagonisti e di quella dei loro cari.

Valeria

Effie – Suzanne Fagence Cooper

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“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna?”

Effie storia di uno scandalo è un saggio ben documentato sulla vita di Effie Gray, l’autrice ha avuto modo di leggere la corrispondenza che la Gray ebbe con i genitori, i figli, le sorelle grazie a sir Geoffrey Millais che generosamente le ha permesso di consultarla. Grazie al lavoro di Mary Luftyeus che curò la pubblicazione delle lettere scritte durante il matrimonio con John Ruskin e a una bibliografia piuttosto corposa ne esce un quadro esaustivo sulla storia di questa donna che fu sposata in prime nozze con Ruskin e in seconde con il pittore preraffaellita John Everett Millais.

A 19 anni sposò Ruskin, non per amore, bensì per la vita che avrebbe potuto offrirle, ossia relazioni sociali, affiancamento nello studio e nelle rieerche. Nella realtà invece non accadde nulla di tutto ciò, Ruskin si comportò freddamente con lei, era preso dai suoi studi e la tenne sempre lontana da sè. A questo va aggiunto che il matrimonio non fu consumato per volere del marito, venne tenuta lontana dalla famiglia di cui soffrì la mancanza, fu avversata in ogni modo possibile dai suoceri che non l’amarono mai.

Nell’aprile del 1854 dopo aver ascoltato i consigli degli amici e con il sostegno dei genitori decise di lasciare il marito e ritornò nella casa paterna chiudendo il matrimonio. Chiese l’annullamento perchè non fu consumato e si sottopose a numerose visite mediche e interrogatori poco piacevoli, ma raggiunsse l’obiettivo.

Questo le permise di sposare John Everett Millais,  che aveva conosciuto durante il precedente matrimonio e del quale si era perdutamente innamorata, ampiamente corrisposta.

Questo libro non racconta solo la storia di una donna coraggiosa che seppe sfidare la società vittoriana, ma anche quella di un grande artista quale fu John Everett MIllais. Questa biografia è anche un ampio spaccato della società vittoriana che viene ben delineata dalle testimonianze di chi visse quel momento come Elizabeth Gaskell, Charles Dickens, ecc…

Effie fu una donna forte, combattè per la sua libertà che le portò vicinanza, ma anche rifiuto come nel caso della regina Vittoria. Fu una donna bellissima, elegante, intelligente, le piaceva ricevere e instaurava rapporti con le persone che contavano. Sicuramente nel pittore vide un modo per rientrare in società, bisogna dire però che il matrimonio durò più di 40 anni e vide la nascita di molti figli. Bisogna anche dire che la sua vita non fu tutta rose e fiori, ai suoi problemi di salute vanno aggiunti il dolore per la perdita dei figli e dei genitori e per la sorella Sophy che ebbe gravi problemi psichiatrici.

Fu accusata di essere la causa per cui Millais lasciò i principi preraffaelliti a favore dei guadagni, tuttavia è comprensibile che queste scelte furono fatte per le necessità della famiglia che si allargava sempre di più.

Non è stata una lettura agevole, spesso mi sono fermata perchè lo stile è pesante tanto da richiedere concentrazione. Lo consiglio a chi è ama l’arte, a tutti gli altri consiglio la visione del film dal titolo omonimo.

Valeria

Sulle orme del brivido – Gianluca Arrighi

 

 

GIANLUCA ARRIGHI

Questa antologia di Gianluca Arrighi raccoglie alcuni dei suoi racconti migliori e vi si ritrovano l’atmosfera e la suspence  che caratterizzano tutte le sue opere. Ho letto questi racconti  uno di seguito all’altro con il fiato in gola.

L’umanità rappresentata è composta da uomini e donne tormentati, confusi, menti psicologicamente disturbate pur apparendo allo stesso tempo persone normali, sfortunati nel trovarsi dentro a situazioni difficili, pericolose, strane. Persone a cui la vita ha giocato dei tiri mancini  che sentono dentro di sè l’incertezza  e la paura del dover vivere secondo le regole che la società impone. Una varia umanità che Gianluca Arrighi riesce a riunire in un’amalgama armonioso.

Ci sono racconti più brevi e altri più lunghi, non ci sono solo enigmi da scoprire e risolvere, c’è anche lo studio della psiche umana con i suoi ingranaggi che provocano gesti incomprensibili contrari alla legge, alla morale e al buonsenso. I protagonisti dei racconti sono descritti in modo da sembrare diversi da ciò che sono realmente. L’indubbia capacità dell’autore è il saper coinvolgere il lettore, caratterizzando la storia in modo da renderla subito interessante. Proseguendo nella lettura le premesse vengono confermate e le sorprese sono capaci di lasciare a bocca aperta.

 Si passa dalla suspence  de La moglie del professor Filanti, davvero agghiacciante, alla tensione de Il sorriso del bambino, passando attraverso le realtà di Amnesia, il racconto più lungo e meglio strutturato dell’intera raccolta, per passare ai colpi di scena de La vendetta di Paolo e Bauli, arrivando infine alla follia criminale di Il desiderio di Letizia e Manicomi.

I reati commessi, modi e luoghi sono il frutto della fantasia di Arrighi che ben conosce l’animo umano grazie alla sua professione di avvocato penalista, gli permettono di penetrare nella psiche dei personaggi raccontando la follia  che porta le persone a trasformarsi in mostri.

In conclusione Arrighi dimostra di possedere una notevole padronanza della materia che narra e questo appare subito evidente al lettore che abbia qualche conoscenza del genere giallo, thriller o noir.

Consigliatissimo.

Valeria

Strane creature – Tracy Chevalier

STRANE CREATURE

 

Mary Anning, la cui occupazione sin da piccola era cercare fossili di cui le costiere di Lyme Regis sono ricche, ed Elizabeth Philpot, che con le due sorelle nubili si trasferisce in questa località sul mare per non incidere sulla famiglia del fratello, sono le protagoniste di questo romanzo della Chevalier. Entrambe le protagoniste nonostante la differenza di età e di condizione sociale, sono appassionate di fossili che cercano sulla spiaggia, nonostante queste tipo di ricerche non fossero proprio adatte a delle signore.

Mary che proviene da una famiglia povera non si cura delle maldicenze della comunità, Elizabeth neanche, pur subendo i rimproveri delle sorelle che si vedono messe al bando dai concittadini a causa delle sue frequentazioni. Nonostante ciò le due continuano a perlustrare le spiagge fino a quando Mary non riesce a riportare alla luce lo scheletro di un animale completamente diverso da tutti quelli trovati fino a quel momento e sconosciuti agli esperti in materia,

Naturalmente la scoperta attira a Lyme Regis sia molti appassionati di geologia, che iniziano a porsi domande sull’età della Terra e sulla Creazione del mondo, sia faccendieri ed opportunisti che sperano di poter trarre lauti guadagni approfittando della buona fede delle due donne. Uno di loro riuscirà a far breccia nel cuore di entrambe, creando non pochi problemi.separatore di testo 4

Chi ama Jane Austen non potrà non apprezzare questo romanzo della Chevalier. In Strane creature si trovano le atmosfere e i temi cari all’amata scrittrice: i paesaggi caliginosi sferzati dal vento, i pregiudizi che caratterizzano una piccola comunità nei confronti di chi  non si adegua alle convenzioni sociali, come nel caso di Mary Anning ed Elizabeth Philpot che sono delle donne intraprendenti e anticonformiste. Non dimentichiamo che la Austen per un breve periodo visitò Lyme Regis e che la consacrò meta del turismo letterario.

All’inizio ho faticato un po’ ad entrare nella storia perchè la narrazione a due voci mi ha confusa, pian piano le vicende si sono sviluppate diventando sempre più interessanti. Ho potuto conoscere queste due brillanti paleontologhe che solo molti anni dopo le loro scoperte hanno avuto il giusto riconoscimento. Il loro lavoro venne sfruttato da molti scienziati  che si appropriarono delle loro scoperte rivendicandone la paternità, mentre invece le comprarono senza scoprire nulla.

E’ il destino delle donne quello di non essere considerate per il loro lavoro, a maggior ragione se ci riferiamo al XIX° secolo quando la disparità tra uomo e donna era sicuramente abissale.

Proseguendo con la lettura oltre ad apprezzare lo stile della Chevalier, mi sono affezionata a queste due donne e alla loro amicizia, della mancanza di rivalità, dell’aiuto  reciproco e del sostegno che non cessò mai. Il romanzo scivola via senza che uno se ne accorga superata la prima parte diventando sempre più interessante man mano che si arriva al finale.

Sicuramente non è il romanzo più bello della Chevalier a mio parere, ma il suo stile, i personaggi, l’ambientazione, la trama che ha saputo creare unendo la realtà storica alla fantasia, ne fanno un lavoro che merita di essere letto, non fosse altro che per dare il giusto riconoscimento all’opera di due donne straordinarie, grazie alle quali abbiamo potuto conoscere quello che accadde sulla Terra millenni fa, facendola poi diventare il pianeta che conosciamo.

Valeria

Ballata breve di un gatto da strada – Gildo De Stefano

BALLATA DI UN GATTO DA STRADA

 

Interessante esperimento narrativo, a metà strada fra romanzo storico e biografia, dove l’autore avvalendosi di fonti assolutamente controllate (le parole di Malcolm X molto spesso sono estrapolate dalla sua autobiografia o da discorsi pubblici) cerca di tracciare un’immagine quanto più possibile fedele alla realtà di un personaggio assolutamente fondamentale per la sua epoca e riesce nell’impresa di presentarlo al lettore nel modo più genuino possibile, con le sue aspirazioni, i timori, i pensieri reconditi, i tormenti interiori e nondimeno le sue passioni.
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Ma non potrebbe essere altrimenti perché il libro abbraccia tutto il percorso di Malcolm X a cominciare dai suoi anni giovanili, le rapine, il carcere, l’adesione alla religione musulmana, i contrasti con gli altri movimenti contro la segregazione razziale.
Da parte dell’autore non c’è, o almeno non mi pare esserci, un giudizio sull’uomo, e del resto non credo sia una questione di stabilire chi fosse dalla parte giusta e chi invece navigasse sul versante sbagliato.
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Erano anni memorabili, in cui realmente, per la prima e forse unica volta nella storia moderna, la volontà di poter cambiare il mondo e la sensazione di trovarsi ad un nulla dal riuscire a farlo furono vicine giungendo quasi a toccarsi.
E Malcolm X incarna perfettamente tale momento storico, non è importante ad esempio comprendere se le sue lotte o quelle di Martin Luther King fossero più giuste (in realtà i due personaggi nel libro s’incrociano da lontano un’unica volta) ma riuscire a guardare il mondo con gli occhi di quest’uomo e in tal senso l’esperimento è da considerarsi riuscito alla grande.
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Lettura assolutamente istruttiva e che una volta di più dimostra come in quegli anni davvero si mossero contemporaneamente personalità irripetibili, che ponevano gli ideali in cui credevano al primo posto, erano disposti a morire per questi e non è una frase fatta.
La consapevolezza di Malcolm X di non aver molto tempo a disposizione fu probabilmente la stessa di Martin Luther King o dei Kennedy.
Prevaleva la convinzione che ci fosse tanto da cambiare e che fosse doveroso utilizzare ogni stilla del poco tempo a disposizione per determinare questo cambiamento.
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Lettura consigliatissima anche, purtroppo, per renderci conto di quanto, confrontandoli con quelli odierni, personaggi come Malcolm X ineluttabilmente ci sembrino dei giganti.

Sola con me – Andrea Capuccini

SOLA CON ME

“Ho impiegato moltissimo tempo per completare questa lettura, e non perchè fosse poco scorrevole, non interessante o che altro. Ho avuto bisogno di più pause, di scontrarmi con i miei ricordi e con il mio vissuto poichè le delicate e complesse tematiche che affronta, e che colpiscono fortemente un qualsiasi lettore, le ho toccate con mano.

Si dice che esistano incontri in grado di cambiarci la vita, e tutti noi, chi più e chi meno, siamo testimoni di quanto ciò sia effettivamente vero. Casuali, voluti, desiderati o rimpianti, gli incontri che ci hanno permesso di avvicinarci profondamente a determinate persone hanno fatto sì che in noi avvenisse un cambiamento, seppur talvolta non del tutto avvertito.

Sally non pensava che qualcuno le si sarebbe avvicinato proprio in quel delicato momento: aveva scelto di farla finita, di gettarsi dal terrazzo del palazzo in cui per anni aveva vissuto, ma Mario – che stava rincasando dopo un duro turno di lavoro – l’aveva notata e immediatamente aveva deciso di salire da lei prima che fosse troppo tardi. Inizia così una lunga confessione che vede la donna mettersi completamente a nudo di fronte quell’uomo che, grazie alla preparazione accademica (essendo lui un Carabiniere) e alla notevole personale capacità empatica, riesce a prestarle l’ascolto che da troppo tempo necessitava di ricevere.

“Bravo, Mario, bravo! Ha colto nel segno e sono contenta per lei. La felicità è l’insieme di semplicissime cose: avere qualcuno da abbracciare quando la sera si torna dal lavoro;[…] felicità è mangiare una pizza in compagnia degli amici più cari, condividendo le proprie vite. […] è sorridere, anche senza motivi validi; felicità è amare ed essere amati. Ecco, tutto questo io non l’ho mai provato, credo di non essere mai stata felice.”

Riviviamo nel racconto di Sally le diverse difficoltà, le numerose tragedie che l’hanno segnata e che l’hanno condotta a voler compiere quell’ultimo gesto nel tentativo di porre fine alle proprie sofferenze interiori. Aveva avuto un’infanzia difficile, aveva cercato di scappare dai dolori rifugiandosi in un matrimonio per poi ritrovarsi con un marito violento che per troppo tempo l’aveva resa succube ed insicura.

“Lavorare era l’unico modo per andare avanti, fossi stata una casalinga sarei stata spacciata. In fabbrica avevo la possibilità di conversare con qualcuno che non fosse Franco, di confrontarmi con altre donne, di comprendere come avrebbe dovuto essere un normale rapporto di coppia. Ci sono voluti diversi anni prima che prendessi davvero coscienza e consapevolezza di ciò che le sto raccontando e di quello che ero diventata, come donna e come moglie.”

Aveva avuto un figlio che amava, ma che sentiva di non meritare per quello che gli stava offrendo, che la ripagava con altrettanto amore e devozione e che negli anni era riuscito a ricrearsi una vita in maniera nettamente differente dal padre.
Aveva sfiorato la tanto meritata felicità con la nuova famiglia del figlio, con i nipotini.
Si era però ritrovata stravolta dal dolore straziante della perdita delle persone da lei più amate. Poi la profonda depressione e tutto quello che ne era conseguito.

Come si può gestire il dolore, la rabbia con il quale si è costretti a convivere quando qualcuno, che sceglie di mettersi al volante strafatto di cocaina, uccide dei nostri cari? Davanti a tragedie del genere l’attenzione è giustamente rivolta a coloro che hanno perso la vita. “Era così giovane”; “Aveva tutta la vita davanti”; “E pensare che aveva appena iniziato a godersi la pensione”; “Proprio adesso che stava per diventare padre” e via dicendo. Il pensiero va poi alle persone a cui quella perdita causa un dolore indescrivibile: per la società a quel dolore bisognerà trovare il modo di sopravvivere perchè “la vita continua”, e, concluso il periodo “del lutto”, tutto dovrebbe tornare come prima. Chi ci è passato, però, sa che non è affatto così.

E’ vergognoso come al giorno venga offerto poco o nessun sostegno a coloro che affrontano drammi come questi. Solo chi vive a fianco dei “sopravvissuti” sa quanto il dolore possa condurre spesso ad altre tragedie e come sia logorante vedere che chi potrebbe evitarle trovi più semplice spedire quei sopravvissuti in strutture che cerchino di tenere sotto controllo la depressione esclusivamente con dei farmaci, piuttosto che mettere anche a disposizione qualcuno davvero in grado di coglierne i silenzi e fornire un sostegno vero.

Sally ci parla delle sue difficoltà, di come sia difficile sopportare da soli un peso del genere. Mario la aiuta ad aprirsi, dandole modo di fidarsi di lui, non sottraendosi dal parlarle dei propri problemi, condividendo con lei un’intimità che la renda a sua volta un aiuto per l’altro.
Dopo anni, incontra quello che cerca su quel terrazzo, qualcuno che l’ascolti e che le offra la speranza per fare della propria vita quello che è: un dono.

Quante parti toccanti, quante riflessioni sa scaturire questo libro nel lettore che si trova a dover affrontare non solo la depressione ed il dolore della perdita, ma anche le difficoltà di chi si trova coinvolto nella decisione di un proprio caro che desidera richiedere il suicidio assistito, o che vede troppo spesso spegnersi la speranza di ottenere la donazione di un organo per poter migliorare la propria sofferenza.

“Non ho pianto quella notte, è stato uno sforzo sovrumano per me ma mi ero imposta di sorridergli sempre. La mattina successiva alle sette è arrivato un medico, lo ha di nuovo visitato e gli ha chiesto se era ancora intenzionato ad andare avanti. […] Grazie a lui, avevo conosciuto dei momenti di felicità. Era una bella giornata soleggiata, il paesaggio che si apriva dalla finestra luminosa era autunnale, la vista dava su una collina piena di alberi dalle foglie gialle e rosse che cadevano a terra volteggiando lente. Non si vedevano case, soltanto prati, colline, boschi. Quella vista ispirava una sensazione di quiete, di serenità. […] chiese di poter restare da solo con me durante la procedura […] a fatica, con il pulsante tenuto da un lato della bocca, mi sussurrò […] ” grazie per avermi concesso di andare. Ti amerò per sempre”.

Perchè leggere un libro così colmo di dolore? Perchè dopo questo lungo cammino nei ricordi dolorosi della donna, e anche in quelli di Mario, si avrà modo di comprendere quanto importante sarà il loro incontro per entrambi. E’ un libro pieno di dolore, ma anche di speranza per un presente differente ed un futuro migliore.”

Jess

Il potere del cane – Thomas Savage

IL POTERE DEL CANE

 

Sebbene io non sia un amante, né tantomeno un profondo conoscitore,  del romanzo americano, non ho proprio potuto fare a meno di apprezzare Savage e il suo Il potere del cane.
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Si tratta di un libro senza troppi orpelli, per molti versi scarno, dove i protagonisti pur essendo pochi mi sono invece sembrati tanti e questo per una caratterizzazione incisiva, potente, dove persino chi non c’è viene descritto in modo approfondito e assume un’importanza fondamentale.
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Gli americani, non parlo solo di letteratura ma anche di cinema per esempio, hanno questa grande capacità di affrontare argomenti delicati senza praticamente menzionarli. E Savage in questo romanzo ce ne dà un saggio, omosessualità, vessazioni psicologiche inflitte ad una donna (oggi parleremmo probabilmente di vere e proprie molestie), nonché tutta una serie di sviluppi che rendono Il potere del cane se non un affresco di un’epoca, qualcosa che gli si avvicina parecchio.
DIVISORIO
Siamo nel Montana degli anni venti, Phil e George governano un ranch dopo che i loro genitori hanno scelto una vita diversa lasciandoli soli.
L’esistenza dei due procede senza sussulti, ci si occupa degli animali, si combinano affari, ci si abbandona alla nostalgia per i tempi andati.
Insomma tutto apparentemente tranquillo fino alla classica comparsa della variabile impazzita sotto forma della vedova Rose e di suo figlio Peter.
Da li è un turbinio di eventi, ma anche di silenzi, alcune cose non possono essere confessate e forse neppure pensate.
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Savage è presumibile che certe dinamiche le avesse vissute sulla sua pelle, prima di divenire scrittore era stato mandriano ed era omosessuale, lo aveva confessato alla moglie prima di sposarla pensando che lei in qualche modo potesse “guarirlo”, il che la dice lunga su dove ci troviamo e cosa andremo a leggere.
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C’è in definitiva molto di autobiografico nel romanzo e la personalità dei protagonisti è fortemente legata non solo alla mentalità, ma anche ai paesaggi del Montana, cosi essenziali e, già alla vista, cosi poco comunicativi specie con chi li approccia per la prima volta.
DIVISORIO
E’ un romanzo estremamente conflittuale dove si comprende abbastanza presto come nessun opera sanificatrice sarà possibile, troppo forti i contrasti, e dall’inizio alla fine nessuna pagina ci regala la percezione che qualcosa di diverso dalla tragedia possa cambiare le carte in tavola, modificarne lo status quo.
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E al di sopra di ognuno dei protagonisti, per tutta la durata del romanzo, si erge questa figura potentissima di Bronco Henry, assente ma non per questo meno luminosa, una sorta di convitato di pietra che fa da spartiacque fra un mondo western tutto sommato epico e la decadenza, ma soprattutto fra la venerazione politicamente corretta per un personaggio carismatico e l’intensità di un sentimento inaccettabile per quell’epoca, per quel mondo, per quegli uomini.
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Consigliatissimo.
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Massy

Un segreto tra noi – Mariangela Camocardi

UN SEGRETO TRA NOI

Emma Savoldi è risoluta a scoprire il motivo della morte della sorella, non credendo alla morte accidentale. Si scontra con il cognato Alex Lippi Monzani, un uomo freddo e dai modi scostanti che non si fa scrupolo di trattarla in modo poco educato. Tra i due sono subito scintille, lei lo considera scorbutico e maleducato, lui invece trova che lei sia una bisbetica pedante.

Nonostante ciò i due sono attratti l’uno dall’altra e complice la necessità che qualcuno educhi Markus, il figlio di Alex e della sorella, Emma si propone come bambinaia al posto di quella scelta dalla madre del visconte. Stando accanto tutti i giorni i due, seppur battibeccando, iniziano a conoscersi meglio. Ben presto Emma dimentica di indagare sulla morte della sorella, non avendo trovato nessun elemento che confermi che il marito sia responsabile della morte e continua a dimostrare il suo affetto al nipote che la ricambia.

Tutto sembra procedere per il meglio fino al giorno in cui la madre di Alex decide di andare a trovare il figlio. Il suo arrivo porta dei cambiamenti nella vita di Alex ed Emma, ma soprattutto del piccolo Markus sottoposto a una rigida disciplina. Anche Emma è soggetta a comportamenti maleducati e battute salaci da parte della nobildonna, ma nonostante ciò Alex ed Emma si scoprono sempre più attratti…riuscirà l’attrazione a trasformarsi in amore?

E’ il secondo romanzo che leggo della Camocardi e ammetto che mi è piaciuto molto. Ho volutamente solo accennato alla trama perchè in questo romanzo, sebbene la storia d’amore sia prevalente come è giusto che sia in  un romance, c’è molto di più.

C’è lo sfondo storico essendo stato ambientato durante il Risorgimento e più precisamente durante le  Cinque Giornate di Milano che furono il preludio ai moti d’indipendenza dagli austriaci ed esplosero in tutto il Lombardo-Veneto. La storia entra anche nelle vicende narrate che risultano più credibili inserite in un contesto storico ben preciso.

Non mancano intrighi e colpi di scena, scopriamo chi sono i protagonisti con pregi e difetti. Anche su Loretta, la sorella di Emma, il lettore piano piano scopre i segreti grazie a un sapiente uso della tecnica narrativa che la Camocardi dimostra di saper possedere.

Altri personaggi, oltre i protagonisti, sono la madre di Alex, Kilian cugino del visconte e Christine la pupilla della viscontessa madre. Quest’ultima è una donna altezzosa, maleducata e incapace d’affetto nei confronti del figlio e del nipote. Una donna detestabile e odiosa che suscita immediatamente le antipatie di chi legge.

Alex nasconde dietro la freddezza e il distacco, le ferite prodotte da un matrimonio infelice, Emma è un figlia devota e una donna affettuosa, talvolta un po’ saccente, ma chi non ha difetti?

Christine e Kilian oltre a flirtare suscitano immediata simpatia in chi legge, specialmente lui che apre e chiude il romanzo come in un cerchio, con un prologo e un epilogo decisamente esilaranti.

Consigliato a chi ama i romance storici e vuol trascorrere delle ore piacevoli.

Valeria

I sogni perduti delle sorelle Bronte – Syrie James

I sogni perduti delle sorelle Bronte

Titolo: I sogni perduti delle sorelle Bronte
Autrice: Syrie James
Casa editrice: PIEMME
Genere: Narrativa
Data pubblicazione: 30 giugno 2009
Pagine: 542
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Il libro si apre con un’introduzione scritta della James in cui lei rivolgendosi al lettore gli chiede di provare ad immaginare come potessero essere i diari di Charlotte Bronte.
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Trattandosi di una biografia romanzata, il libro presenta interi capitoli dedicati alla sua infanzia e alla giovinezza della scrittrice in un gioco di flashbacks che creano uno stile narrativo simile a quello utilizzato per Jane Eyre.
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La James ha immaginato quali siano stati i sentimenti provati nei confronti di Arthur Bell Nicholls che fu curato del padre e che costituisce un punto oscuro nella vita della scrittrice. Ci si chiede infatti come mai Charlotte lo sposò dopo 8 anni dal suo arrivo a Haworth, arrivando persino a mettere in dubbio il matrimonio che invece fu celebrato come si può evincere dal certificato esposto in una bacheca della chiesa del villaggio.
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L’arrivo del reverendo Nicholls a Haworth è l’avvenimento con cui si apre la storia. Charlotte prova immediatamente antipatia e ostilità nei confronti dell’uomo a causa delle sue vedute ristrette nei confronti delle donne.  Insieme alle sorelle Charlotte porta avanti una lotta nei confronti della società che vede come unica soluzione per  le donne il matrimonio.  Loro aspirano a essere più indipendenti e per questo hanno accettato di fare le istitutrici, con la speranza di aprire in futuro una propria scuola. Invece fu la scrittura a dar loro un minimo di autonomia, sebbene abbiano dovuto adottare degli pseudonimi maschili.
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I flashbacks disseminati nel romanzo si riferiscono agli anni in che Charlotte trascorse presso la Clergy Daughter’s School, la Roe Head School (dove nacquero le amicizie che durarono tutta la vita) e il Pensionato Heger in Belgio, dove conobbe il prof. Heger che fu il suo primo amore e che le ispirò il protagonista maschile di Il professore e Villette.
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Abbiamo modo di conoscere oltre Charlotte anche Emily, piuttosto riservata e timida, Anne dolce e tranquilla e Branwell il fratello impulsivo e appassionato che creò molti problemi dovuti alla dipendenza dall’alcool.
Conosciamo anche l’ambiente letterario in cui visse, non solo per la presenza della Gaskell che divenne amica di Charlotte, ma soprattutto per Dickens e Thackeray che conobbe in un salotto londinese dove preferì rimanere in disparte ad ascoltare e osservare piuttosto che partecipare alle conversazioni.
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Sono stata coinvolta dalla descrizione dell’attimo in cui Charlotte trovò l’ispirazione per scrivere Jane Eyre, per me che amo incondizionatamente questo romanzo, è stato uno dei due momenti clou insieme alla proposta di matrimonio del reverendo Nicholls. Le parole riportate nella biografia non sono quelle reali, ma la James le ha ricreate sulla base di alcune lettere scritte dall’autrice all’amica Ellen.
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I fatti narrati nel romanzo accaddero realmente, la James ha utilizzato la fantasia solo quando strettamente necessario e posso affermare che questa biografia romanzata è stata capace di interessarmi ed emozionarmi esattamente come un romanzo, attirando la mia attenzione come accadrebbe a chiunque abbia amato Jane Eyre o Cime tempestose.
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Unica nota negativa, come spesso avviene con la traduzione, il titolo del romanzo che non è la traduzione dell’originale, I diari di Charlotte Bronte,  che risponde perfettamente al suo contenuto destando enorme curiosità.
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Valeria

La comune blu – Tonya Puleo

la comune blu

Titolo: La comune blu
Autrice: Tonya Puleo
Casa editrice: Navarra editore
Genere: Narrativa
Data pubblicazione: 22 ottobre 2021
Pagine: 96
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Libro che ho trovato molto originale, complesso pur nella sua brevità, e che mi ha trasmesso per tutta la sua durata qualcosa che sinceramente non saprei nemmeno definire, forse malinconia ma più probabilmente un senso di leggerezza capace di generare un sentimento non dissimile dalla malinconia pur senza esserlo.
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È la storie di cinque donne ambientata nella Palermo della prima decade del 2000, ma potremmo trovarci ovunque, e hanno tutte intorno a trent’anni.
C’era una bellissima canzone di Mimmo Locasciulli con questo titolo, ma il mio non è un suggerimento per la colonna sonora che nel libro è presente ed è più che appropriata.
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La musica è una costante in questo romanzo, scandisce dei momenti nella vita delle protagoniste, quasi un filo conduttore per le loro vite e di quelle del gruppo.  Ho apprezzato molto che fossero inseriti dei versi, credo capiti un po’ a tutti che ritornino in mente strofe o parole di una canzone per definire un’emozione, un sentimento, un passaggio, un amore.
Le cinque protagoniste si troveranno, forse senza un vero perché o magari perché l’istinto le porta in quella direzione, a percorrere un breve tratto di vita insieme in una comune che è però più uno stato mentale che fisico, tanto che lo svolgimento del romanzo si snoda in luoghi diversi.
Quest’esperienza come detto sarà breve, ognuna di loro tornerà a seguire il proprio percorso ma portandosi dietro qualcosa, uscendone arricchita e con una conoscenza migliore di sé.
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C’è un passaggio, soprattutto una frase, che personalmente ho trovato bellissima, sinceramente una delle più belle lette quest’anno ed è confortante che nasca dalla penna di una scrittrice emergente “Tutti, a volte, abbiamo bisogno di ascoltare in differita il mondo”.
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Il romanzo, come detto, si svolge intorno al 2005 o giù di li, le protagoniste come sottolineato dall’autrice sono ancora scevre da WhatsApp e quant’altro, siamo probabilmente negli ultimi anni in cui è possibile permettersi la lentezza e tutto ciò che gli gira attorno, resiste in noi (lotta insieme a noi sarebbe il caso di dire) un piccolo, e già angusto, spazio in cui trovano cittadinanza la riflessione, il ricordo, e fermarsi ad ascoltare in differita il mondo è un atto che in quegli anni ci è ancora consentito regalarci.
E a proposito di lievità c’è un personaggio nel romanzo che, sia pure nel contesto corale della storia, e comunque dal mio personalissimo punto di vista, è emerso e si tratta di Noponte e della sua piccola bottega d’arte.
Noponte vende oggetti strampalati e che fondamentalmente non servono a nessuno, miniature di strumenti musicali, vestitini per cellulari, aquiloni che non volano ( e cosa ci può essere di più inutile ma nel contempo poetico di un aquilone che non riesce a volare?).
Noponte è il personaggio che meglio di ogni altro incarna lo spirito della comune blu (nel bene e nel male potremmo aggiungere), chissà forse un piccolo motivo di più per leggerlo.
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Se siete alla ricerca, ogni appassionato lettore in fondo lo è, di un romanzo un po’ diverso dal solito, che provi a raccontare con una scrittura didascalica una generazione in modo lieve, La comune blu potrebbe rivelarsi una buona scelta.