Effie – Suzanne Fagence Cooper

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“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna?”

Effie storia di uno scandalo è un saggio ben documentato sulla vita di Effie Gray, l’autrice ha avuto modo di leggere la corrispondenza che la Gray ebbe con i genitori, i figli, le sorelle grazie a sir Geoffrey Millais che generosamente le ha permesso di consultarla. Grazie al lavoro di Mary Luftyeus che curò la pubblicazione delle lettere scritte durante il matrimonio con John Ruskin e a una bibliografia piuttosto corposa ne esce un quadro esaustivo sulla storia di questa donna che fu sposata in prime nozze con Ruskin e in seconde con il pittore preraffaellita John Everett Millais.

A 19 anni sposò Ruskin, non per amore, bensì per la vita che avrebbe potuto offrirle, ossia relazioni sociali, affiancamento nello studio e nelle rieerche. Nella realtà invece non accadde nulla di tutto ciò, Ruskin si comportò freddamente con lei, era preso dai suoi studi e la tenne sempre lontana da sè. A questo va aggiunto che il matrimonio non fu consumato per volere del marito, venne tenuta lontana dalla famiglia di cui soffrì la mancanza, fu avversata in ogni modo possibile dai suoceri che non l’amarono mai.

Nell’aprile del 1854 dopo aver ascoltato i consigli degli amici e con il sostegno dei genitori decise di lasciare il marito e ritornò nella casa paterna chiudendo il matrimonio. Chiese l’annullamento perchè non fu consumato e si sottopose a numerose visite mediche e interrogatori poco piacevoli, ma raggiunsse l’obiettivo.

Questo le permise di sposare John Everett Millais,  che aveva conosciuto durante il precedente matrimonio e del quale si era perdutamente innamorata, ampiamente corrisposta.

Questo libro non racconta solo la storia di una donna coraggiosa che seppe sfidare la società vittoriana, ma anche quella di un grande artista quale fu John Everett MIllais. Questa biografia è anche un ampio spaccato della società vittoriana che viene ben delineata dalle testimonianze di chi visse quel momento come Elizabeth Gaskell, Charles Dickens, ecc…

Effie fu una donna forte, combattè per la sua libertà che le portò vicinanza, ma anche rifiuto come nel caso della regina Vittoria. Fu una donna bellissima, elegante, intelligente, le piaceva ricevere e instaurava rapporti con le persone che contavano. Sicuramente nel pittore vide un modo per rientrare in società, bisogna dire però che il matrimonio durò più di 40 anni e vide la nascita di molti figli. Bisogna anche dire che la sua vita non fu tutta rose e fiori, ai suoi problemi di salute vanno aggiunti il dolore per la perdita dei figli e dei genitori e per la sorella Sophy che ebbe gravi problemi psichiatrici.

Fu accusata di essere la causa per cui Millais lasciò i principi preraffaelliti a favore dei guadagni, tuttavia è comprensibile che queste scelte furono fatte per le necessità della famiglia che si allargava sempre di più.

Non è stata una lettura agevole, spesso mi sono fermata perchè lo stile è pesante tanto da richiedere concentrazione. Lo consiglio a chi è ama l’arte, a tutti gli altri consiglio la visione del film dal titolo omonimo.

Valeria

L’ultimo boia – Cinzia Tani

l'ultimo boia

Titolo: L’ultimo boia
Autrice: Cinzia Tani
Casa editrice: Vallecchi Firenze
Genere: Biografia romanzata
Data pubblicazione: 4 novembre 2021
Pagine: 310
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Ho avuto un’ambizione e l’ho perseguita, una forza mi ha convinto di essere stato mandato sulla Terra per svolgere questo lavoro come una missione e la stessa forza mi ha indicato quando smettere. Avevo un’ambizione, non l’ho più. Il desiderio è volato via. Io credo che nessuna delle centinaia di esecuzioni da me effettuate abbia mai agito da deterrente per un crimine. La pena capitale, a mio parere, non risolve nulla, soddisfa soltanto un desiderio primitivo di vendetta”.
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Queste parole sono state scritte da Albert Pierrepoint che fu il più famoso boia d’Europa. All’età di 11 anni scoprì per caso il lavoro segreto del padre e dello zio, un’attività che sia la madre e la zia di Albert sapevano, ma della quale non volevano conoscere alcun particolare. Dopo la morte del padre, lui e la madre si trovarono in ristrettezze economiche e Albert iniziò a svolgere dei lavori per aiutare la madre.
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Trovò lavoro in un negozio ed ebbe la prima idea di mandare una lettera alle istituzioni giudiziarie in cui chiedeva di poter svolgere l’attività di giustiziere. Non fu accettata e continuò a svolgere l’attività nel negozio dove era benvoluto dal proprietario. Intanto anche la sua vita proseguiva tra lavoro, famiglia e amicizie.
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Ricevette una seconda lettera in cui la sua candidatura a giustiziere venne accettata e così iniziò la sua carriera di boia. Nel corso degli anni venne chiamato a giustiziare persone non solo in Gran Bretagna, ma anche in vari paesi europei.
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In 25 anni di attività impiccò più di 500 persone, ma solo dopo aver giustiziato Ruth Ellis che uccise per gelosia il corridore automobilistico David Blakely, Pierrepoint iniziò a “vedere” la pena di morte in modo diverso e questa riflessione lo portò a dare le dimissioni dal suo ruolo divenendo un’abolizionista convinto.
Separatore di testo
Ho iniziato questo romanzo un po’ titubante per il contenuto, avevo paura di leggere descrizioni particolareggiate delle esecuzioni e delle emozioni dei condannati, invece mi sono ricreduta subito perchè in questo romanzo non si indulge a una spettacolarizzazione della morte, ma si racconta semplicemente la vita di un uomo.
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L’autrice utilizza la prima persona, cosicchè è lo stesso Albert a raccontare la sua storia e lo fa in modo così chiaro che la narrazione si dipana con molta scorrevolezza. E’ stato piacevolissimo seguire Pierrepoint in alcuni dei casi in cui venne chiamato a giustiziare i colpevoli. Alcuni di questi casi tengono desta l’attenzione di chi legge come se fossero dei thriller. Come sempre la realtà supera la fantasia.
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Criminali di guerra, prostitute, serial killer, fu varia l’umanità che dovette giustiziare, in  particolare mi hanno colpita durante la lettura, la descrizione delle atrocità commesse dalle belve di Bergen-Belsen nei campi di concentramento tedeschi. Sono solo accennate le crudeltà commesse dai comandanti tedeschi, invece la narrazione si è soffermata su quelle perpetrate dalle donne e vi assicuro che non è stato facile leggere le descrizioni di questi atti disumani. Personalità disturbate, che provenivano da un tessuto sociale problematico che trovandosi in posizioni di potere credettero di agire secondo logiche di salvezza della razza.
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Anche nel caso dei serial killer ci troviamo di fronte a descrizioni di delitti non certamente delicati, quello che può essere interessante è comprendere i motivi che spinsero queste persone a diventare i mostri che furono.
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La narrazione risulta maggiormente efficace poichè l’autrice è riuscita a far conoscere il personaggio e a raccontarne la vita senza esprimere giudizi personali ed etici. Ha svolto molte ricerche leggendo biografie di Pierrepoint e del padre, oltre a numerosi casi criminali.
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Il tema centrale del romanzo è la pena di morte e quanto la si possa considerare valida come deterrente nei confronti del crimine. Concordo con il protagonista che la pena di morte non comporti una diminuzione degli omicidi. Sono convinta che chi commette un crimine, che sia premeditato o d’istinto non pensi alle conseguenze, credo che l’unico modo per combattere il male sia usare il linguaggio dell’amore e della comprensione dei motivi profondi che portano a queste estreme conseguenze.
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Si tratta di un tema delicato e complesso allo stesso tempo, sul quale in molti si sono espressi nel corso dei secoli, questo romanzo nel suo piccolo ha il merito di farci riflettere mentre ci racconta la vita di un uomo semplice.
A cura di Valeria
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