La congiura delle passioni – Pietro De Sarlo

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Titolo: La congiura delle passioni
Autrice: Pietro De Sarlo
Casa editrice: Altrimedia
Genere: Romanzo storico
Data pubblicazione: 6 aprile 2021
Pagine: 240
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Siamo proprio sicuri che il Risorgimento fu privo di ombre e ricco solo di entusiasmo per la sospirata Unità d’Italia?

E per il sud fu davvero una fortuna o non fu piuttosto un’occupazione di terre e un accaparramento di denari che dalle casse borboniche finirono dritti nei forzieri piemontesi?

Sono alcuni degli interrogativi che ci presenta questo bel romanzo di Pietro De Sarlo ambientato a Monte Saraceno, una località immaginaria sull’Appennino Lucano dove vive Pietrino con la sua famiglia. Il bambino è il figlio del Notaro del paese, preoccupato dagli eventi che stanno caratterizzando il sud, a causa di “Garibaldo” (come è chiamato da quelle parti l’eroe dei Due Mondi) e dei piemontesi. Il cugino del Notaro, ‘u Barone, la personalità più in vista della cittadina sembrerebbe a favore del nuovo corso, che non è ben visto invece dai suoi compaesani. Lo zio di Pietrino, Nicola Maria, si è arruolato nell’esercito piemontese e la sua figura affascina il nipote che si vede già arruolato nell’esercito sabaudo.

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Tutti i personaggi maschili di questo romanzo sono a diverso titolo coinvolti in questa fase di transizione dal regno borbonico a quello sabaudo con tutte le conseguenze che ne derivano come il brigantaggio, violenze e massacri nei confronti della popolazione, falsi plebisciti.

I personaggi contribuiscono in modo corale all’avvicendarsi dei fatti, ai drammi personali, agli intrighi familiari, ai tradimenti e tutte queste vicende si inseriscono in un periodo storico ricco di cambiamenti per il Mezzogiorno che si vide ferito dai liberali che ne approfittarono per raggiungere quel potere e quelle ricchezze che li avrebbero resi di fatto la classe dominante italiana.

Rispetto agli uomini le donne protagoniste ne escono meglio, da Giulia, la governante del barone, una donna dal carattere di ferro, capace di tenere testa al suo padrone; a Mirna bella e fiera di se e del suo amore, alla madre ‘A  Masciara, il personaggio più bello del romanzo, una donna forte, attaccata alla sua terra che vuole difendere da quelli che vede come degli stranieri.

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Nel romanzo che da meridionale appassionata della sua terra non posso non apprezzare, un ruolo importante lo hanno l’uso del dialetto e del latino. In quest’ultimo caso qualche traduzione a fondo pagina sarebbe stata gradita, non conoscendolo bene. Non solo il latino era utilizzato dalle classi sociali più abbienti, ma è presente un lessico che rende i dialoghi più verosimili all’italiano utilizzato in quei tempi.

Gli eventi di fantasia si intrecciano con quelli realmente esistiti, creando un tessuto narrativo credibile, che è il pretesto per raccontare ciò che avvenne nel sud dopo l’unità nazionale.

Ritornando alle domande iniziali della recensione, credo che tutti coloro che amano la storia e che vogliono conoscere meglio i fatti, sappiano come l’annessione del sud non fu motivata da ideali patriottici come molta storia ufficiale ci ha fatto credere per anni, ma fu voluta fortemente per motivi economici, per rimpinguare le casse del regno piemontese che erano all’asciutto.

Nelle note finali l’autore spiega bene tutto questo avvalendosi del parere significativo di validi studiosi confermando che l’annessione del sud non fu altro che un’usurpazione dei diritti di uno stato sovrano.

Ognuno ne tragga le considerazioni che preferisce, io le mie le ho già tratte da molti anni.

Valeria

Beati i poveri di spirito – Matteo Magnani

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Titolo: Beati i poveri di spirito
Autrice: Matteo Magnani
Casa editrice: PubMe (collana Io me lo leggo editore)
Genere: Romanzo storico
Data pubblicazione: 15 settembre 2020
Pagine: 174
Autoconclusivo: si

Ci troviamo nel Mantovano, il periodo storico è quello del regno Lombardo-Veneto, nello specifico siamo negli ultimi anni di vita di uno stato preteso (è lo stesso autore a spiegarlo dettagliatamente nel suo sito, io mi limito a sintetizzare) da Metternich come riparazione alle campagne napoleoniche in Italia.
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Abbiamo tre piccoli contadini che venuti in possesso di una borsa non trovano di meglio da fare che utilizzarla per burlarsi di un Commissario Distrettuale, quest’ultimo non la prende benissimo e grazie all’essersi trovato in compagnia di un suo sottoposto, decide di denunciare l’accaduto (nonostante lo scherzo sia estremamente innocente e non produca alcun effetto drammatico) temendo che questo possa comunque nuocergli.
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Uno dei tre contadinelli verrà assicurato alla giustizia ed in breve per una serie di apparentemente irripetibili concatenazioni di eventi quella che sembrava (ed era) una semplice goliardata si trasformerà in qualcosa di assai più serio (per sapere quanto più serio vi suggerisco di leggere il libro).
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Pur essendo la vicenda ambientata in un’epoca decisamente lontana da noi, e della quale presumo che molti come me abbiano solo qualche vaga reminescenza scolastica, vanno riconosciuti all’autore due indubbi meriti:
innanzitutto una conoscenza profonda della storia d’Italia del periodo, e poco importa se frutto di studio o, cosa eventualmente assai più affascinante, di racconti tramandati per generazioni.
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E poi una scrittura misurata, precisa, puntuale, mai sopra le righe, e sempre protesa ad agevolare la comprensione degli eventi da parte di chi legge, comprensione che non può mai essere scontata trattandosi peraltro di temi non di stretta attualità.
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Lettura più che consigliata a chi non sia privo del desiderio di regalarsi un incursione in un momento storico lontano, ma più vicino di quel che possiamo immaginare per ciò che concerne mentalità, comportamenti, debolezze umane e quant’altro.
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a cura di Massy