Strane creature – Tracy Chevalier

STRANE CREATURE

 

Mary Anning, la cui occupazione sin da piccola era cercare fossili di cui le costiere di Lyme Regis sono ricche, ed Elizabeth Philpot, che con le due sorelle nubili si trasferisce in questa località sul mare per non incidere sulla famiglia del fratello, sono le protagoniste di questo romanzo della Chevalier. Entrambe le protagoniste nonostante la differenza di età e di condizione sociale, sono appassionate di fossili che cercano sulla spiaggia, nonostante queste tipo di ricerche non fossero proprio adatte a delle signore.

Mary che proviene da una famiglia povera non si cura delle maldicenze della comunità, Elizabeth neanche, pur subendo i rimproveri delle sorelle che si vedono messe al bando dai concittadini a causa delle sue frequentazioni. Nonostante ciò le due continuano a perlustrare le spiagge fino a quando Mary non riesce a riportare alla luce lo scheletro di un animale completamente diverso da tutti quelli trovati fino a quel momento e sconosciuti agli esperti in materia,

Naturalmente la scoperta attira a Lyme Regis sia molti appassionati di geologia, che iniziano a porsi domande sull’età della Terra e sulla Creazione del mondo, sia faccendieri ed opportunisti che sperano di poter trarre lauti guadagni approfittando della buona fede delle due donne. Uno di loro riuscirà a far breccia nel cuore di entrambe, creando non pochi problemi.separatore di testo 4

Chi ama Jane Austen non potrà non apprezzare questo romanzo della Chevalier. In Strane creature si trovano le atmosfere e i temi cari all’amata scrittrice: i paesaggi caliginosi sferzati dal vento, i pregiudizi che caratterizzano una piccola comunità nei confronti di chi  non si adegua alle convenzioni sociali, come nel caso di Mary Anning ed Elizabeth Philpot che sono delle donne intraprendenti e anticonformiste. Non dimentichiamo che la Austen per un breve periodo visitò Lyme Regis e che la consacrò meta del turismo letterario.

All’inizio ho faticato un po’ ad entrare nella storia perchè la narrazione a due voci mi ha confusa, pian piano le vicende si sono sviluppate diventando sempre più interessanti. Ho potuto conoscere queste due brillanti paleontologhe che solo molti anni dopo le loro scoperte hanno avuto il giusto riconoscimento. Il loro lavoro venne sfruttato da molti scienziati  che si appropriarono delle loro scoperte rivendicandone la paternità, mentre invece le comprarono senza scoprire nulla.

E’ il destino delle donne quello di non essere considerate per il loro lavoro, a maggior ragione se ci riferiamo al XIX° secolo quando la disparità tra uomo e donna era sicuramente abissale.

Proseguendo con la lettura oltre ad apprezzare lo stile della Chevalier, mi sono affezionata a queste due donne e alla loro amicizia, della mancanza di rivalità, dell’aiuto  reciproco e del sostegno che non cessò mai. Il romanzo scivola via senza che uno se ne accorga superata la prima parte diventando sempre più interessante man mano che si arriva al finale.

Sicuramente non è il romanzo più bello della Chevalier a mio parere, ma il suo stile, i personaggi, l’ambientazione, la trama che ha saputo creare unendo la realtà storica alla fantasia, ne fanno un lavoro che merita di essere letto, non fosse altro che per dare il giusto riconoscimento all’opera di due donne straordinarie, grazie alle quali abbiamo potuto conoscere quello che accadde sulla Terra millenni fa, facendola poi diventare il pianeta che conosciamo.

Valeria

La vera storia di Martia Basile – Maurizio Ponticello

 

martia basile

Titolo: La vera storia di Martia Basile
Autrice: Maurizio Ponticello
Casa editrice: Mondadori
Genere: Romanzo storico
Data pubblicazione: 7 luglio 2020
Pagine: 336
Autoconclusivo: si

Ambientato nel periodo del viceregno spagnolo caratterizzato da molte ombre e poche luci La vera storia di Martia Basile è un romanzo storico che si legge molto velocemente.

Le vicende si svolgono a Napoli, una città in cui la ribellione nei confronti degli spagnoli era dovuta al malgoverno che affamava la popolazione e dove le esecuzioni pubbliche erano uno spettacolo per lenire la miseria. Nel nome della Chiesa ci si accaniva torturando donne e uomini sospetti per estorcere false confessioni che li avrebbero portati al patibolo.

In questo clima vive Martia che all’età di 13 anni viene data in sposa a Muzio Gualtieri, un faccendiere, un uomo che vive di imbrogli e raggiri per guadagnare denaro, un violento, un lussurioso che non esita ad abusare di lei sin dalla prima notte di nozze e a riempirla di botte. Saranno queste una costante durante il matrimonio come quelle date per la nascita delle figlie, subito dopo il parto, poichè non  erano il maschio agognato, ma non saranno l’unica nefandezza.

A causa dei suoi intrallazzi, diventerà debitore di colui che governa Napoli e venderà la moglie a costui che la userà come merce a pagamento per gli uomini che desiderano possedere le sue grazie. Martia subisce queste violenze perpetrate al suo corpo e alla sua anima, ma riuscirà grazie alla sua intelligenza  a fuggire dal luogo in cui è rinchiusa e verrà aiutata da alcune donne a guarire dalle ferite fisiche e, soprattutto, dell’anima.-

Rinascerà a nuova vita, si innamorerà di un uomo, tradirà il marito, raggiungerà una maggiore consapevolezza di se stessa e delle sue capacità e deciderà che l’unico modo per essere finalmente libera e padrona di se stessa e della sua vita. sarà uccidere il marito. Il delitto verrà scoperto e lei finirà sul patibolo dopo aver subito durante la prigionia soprusi, angherie, violenze e torture.

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Ho letto il romanzo in pochi giorni e mi sono appassionata alle vicende di Martia che l’autore rispolvera dalla storia cantata da un tale Giovanni della Carretola, un poeta e cantastorie dell’epoca. Martia fu una donna intelligente e indomita, pur sperimentando la brutalità umana, non si diede mai per vinta, non si arrese al suo destino. Una figura moderna, una donna anticonformista, capace di risollevarsi dalle sue disgrazie grazie alla forza di volontà.

Quello che mi ha colpito in questo bel romanzo di Maurizio Ponticello è stata la scrittura, riuscire a riportare la lingua napoletana secentesca nella sua quasi totalità (solo alcune parole sono state modificate per renderle comprensibili al lettore moderno) rendendo più viva, vivida e reale la narrazione è un gran pregio. I dialoghi sono brillanti, riescono a dare forza e carattere alla narrazione.

Altrettanto interessanti sono le descrizioni di aspetti della vita dell’epoca che vengono raccontate in modo particolareggiato come nel caso dello sposalizio di Martia, oppure del Carnevale, ecc. L’autore si è documentato sul periodo storico intervallando le parti romanzate a quelle più propriamente storiche creando un mix perfetto.

Un’ultima considerazione sul ruolo delle donne che conoscevano i poteri delle erbe o delle pietre , anche in questo romanzo l’ignoranza e il dispotismo della Chiesa cattolica hanno condotto alla morte una donna, rea di aver ucciso il marito e “plagiata” da alcune “streghe” che con i loro poteri demoniaci hanno condotto Martia all’omicidio.

I pregiudizi, le maldicenze nei confronti di una donna, dei suoi comportamenti e della sua vita non sono cambiati nel corso dei secoli, tant’è vero che ancora combattiamo per veder riconosciuto il nostro diritto a vivere libere dai condizionamenti della società e da coloro che ci vogliono ai margini della storia.