Tutti noi abbiamo nel cuore una città in particolare: magari ci ha stupiti per il suo splendore artistico o per la sua importanza storica; forse ci ha catturati per quello che offre a partire dai musei fino ai locali e alle vie dello shopping; oppure semplicemente la sua ospitalità ci ha talmente colpiti da farci sentire come a casa. Ce ne siamo innamorati al punto di tornarci ogni volta che ci è possibile, collezionandone ricordi che danno alla “nostra” città un valore ancor più grande.
Per quanto possiamo sentirci parte di essa, ci sono degli aspetti che non riusciremo mai però a comprendere, e che ci rendono pur sempre degli estranei nei suoi confronti.
Esiste infatti un lato della città che ci rimane nascosto, quello che emerge quando al calare della sera la criminalità inizia a muovere i suoi burattini, contando sulla complicità dell’indifferenza o dell’omertà altrui.
In una grande città come Milano, dove la malavita cerca continuamente di insinuarsi in ogni contesto possibile, non è nemmeno così difficile reclutare dei seguaci, facendo leva sul desiderio dei giovani, e non solo, di guadagnarsi facilmente denaro, e ancor più sulla disperazione di chi fatica ad arrivare a fine mese.
Una splendida Milano, città delle opportunità e dei sogni di molti giovani, che sembra però destinata a perdere così se stessa per le molte gang che la popolano, i poveri , i disperati.
L’autore oltre a mostrarcela sotto le sue diverse luci, concentra la sua attenzione sul particolare legame instaurato nel tempo tra due ragazzi: Michael, che si ritrova a gestire le attività del defunto padre malavitoso, desideroso di ottenere sempre più potere nella sua città,
“Tutti tacciono, Michael ha vietato le lacrime, che devono aspettare, ha bisogno di riflettere, capire, che il primo a piangere i morti deve essere lui. Ma di capire e riflettere gli riesce difficile. […] Michael scuote la testa come se quel movimeto fosse capace di dire e lasciare uscire ciò che ha in mente. Picchia un pugno sul volante, poi rallenta perchè ha bisogno di fumare. Si ferma su un lato della strada. Trova la sigaretta, l’accende, fa un paio di tiri e dice: “faccio una strage”.
e Carmine, un ragazzo che vive con la madre Teresa e con la quale ha un rapporto burrascoso dovuto alla fatica di arrivare a fine mese, ma che non vuole rinunciare a realizzare i propri sogni.
“Teresa si era alzata dal tavolo, un gesto veloce, portando via il piatto sporco per riporlo nel lavabo. Si era appoggiata con entrambe le mani alla cucina, la testa reclinata sul lato e gli occhi fissi a guardare la pila verso cui rifluisce l’acqua. Aveva provato vergogna e umiliazione. La schiena di mamma era come un libro su cui qualcuno vi aveva scritto: sono stanca, cazzo, di tirare avanti senza ottenere niente in cambio. Niente. Cazzo. Niente di niente. Solo rifiuti e sacrifici.”
La storia si fa sempre più incalzante con l’arrivo in città di un misterioso personaggio, Franz, desideroso di insinuarsi nella vita di Michael, e soprattutto nei suoi affari. Franz studia le persone, sa cosa vogliono e sa come sfruttarle al meglio per ottenere quello che va cercando, come appare dai suoi pensieri.
“Michael rappresenta la gioventù che non ne ha mai abbastanza. Facile colpirla, facile ammaliarla. E lui è una preda perfetta. Se gli fai sentire il profumo dei soldi, gli corre dietro come l’asino con la carota. È uno squalo affamato che mangerebbe pure la plastica che finisce nei mari senza accorgersi che non è pesce.”
Oltre ai misteri e alle vicende sentimentali che spingono il lettore a volerne sapere sempre di piu, ciò che ha tenuto fortemente vivo il mio interesse è proprio la particolare amicizia tra Carmine e Michael, inusuale date le enormi differenze tra i due.
Le personalità, le vite di entrambi vengono scavate talmente nel profondo da permetterti di entrare a pieno nella storia come se li conoscessi veramente, dandoti la possibilità di guardare più da vicino il lato oscuro della città, che seppur non potrai mai comprendere davvero, riesce a farti sentire un po’ meno estranea ad essa.
Jess
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