Sola con me – Andrea Capuccini

SOLA CON ME

“Ho impiegato moltissimo tempo per completare questa lettura, e non perchè fosse poco scorrevole, non interessante o che altro. Ho avuto bisogno di più pause, di scontrarmi con i miei ricordi e con il mio vissuto poichè le delicate e complesse tematiche che affronta, e che colpiscono fortemente un qualsiasi lettore, le ho toccate con mano.

Si dice che esistano incontri in grado di cambiarci la vita, e tutti noi, chi più e chi meno, siamo testimoni di quanto ciò sia effettivamente vero. Casuali, voluti, desiderati o rimpianti, gli incontri che ci hanno permesso di avvicinarci profondamente a determinate persone hanno fatto sì che in noi avvenisse un cambiamento, seppur talvolta non del tutto avvertito.

Sally non pensava che qualcuno le si sarebbe avvicinato proprio in quel delicato momento: aveva scelto di farla finita, di gettarsi dal terrazzo del palazzo in cui per anni aveva vissuto, ma Mario – che stava rincasando dopo un duro turno di lavoro – l’aveva notata e immediatamente aveva deciso di salire da lei prima che fosse troppo tardi. Inizia così una lunga confessione che vede la donna mettersi completamente a nudo di fronte quell’uomo che, grazie alla preparazione accademica (essendo lui un Carabiniere) e alla notevole personale capacità empatica, riesce a prestarle l’ascolto che da troppo tempo necessitava di ricevere.

“Bravo, Mario, bravo! Ha colto nel segno e sono contenta per lei. La felicità è l’insieme di semplicissime cose: avere qualcuno da abbracciare quando la sera si torna dal lavoro;[…] felicità è mangiare una pizza in compagnia degli amici più cari, condividendo le proprie vite. […] è sorridere, anche senza motivi validi; felicità è amare ed essere amati. Ecco, tutto questo io non l’ho mai provato, credo di non essere mai stata felice.”

Riviviamo nel racconto di Sally le diverse difficoltà, le numerose tragedie che l’hanno segnata e che l’hanno condotta a voler compiere quell’ultimo gesto nel tentativo di porre fine alle proprie sofferenze interiori. Aveva avuto un’infanzia difficile, aveva cercato di scappare dai dolori rifugiandosi in un matrimonio per poi ritrovarsi con un marito violento che per troppo tempo l’aveva resa succube ed insicura.

“Lavorare era l’unico modo per andare avanti, fossi stata una casalinga sarei stata spacciata. In fabbrica avevo la possibilità di conversare con qualcuno che non fosse Franco, di confrontarmi con altre donne, di comprendere come avrebbe dovuto essere un normale rapporto di coppia. Ci sono voluti diversi anni prima che prendessi davvero coscienza e consapevolezza di ciò che le sto raccontando e di quello che ero diventata, come donna e come moglie.”

Aveva avuto un figlio che amava, ma che sentiva di non meritare per quello che gli stava offrendo, che la ripagava con altrettanto amore e devozione e che negli anni era riuscito a ricrearsi una vita in maniera nettamente differente dal padre.
Aveva sfiorato la tanto meritata felicità con la nuova famiglia del figlio, con i nipotini.
Si era però ritrovata stravolta dal dolore straziante della perdita delle persone da lei più amate. Poi la profonda depressione e tutto quello che ne era conseguito.

Come si può gestire il dolore, la rabbia con il quale si è costretti a convivere quando qualcuno, che sceglie di mettersi al volante strafatto di cocaina, uccide dei nostri cari? Davanti a tragedie del genere l’attenzione è giustamente rivolta a coloro che hanno perso la vita. “Era così giovane”; “Aveva tutta la vita davanti”; “E pensare che aveva appena iniziato a godersi la pensione”; “Proprio adesso che stava per diventare padre” e via dicendo. Il pensiero va poi alle persone a cui quella perdita causa un dolore indescrivibile: per la società a quel dolore bisognerà trovare il modo di sopravvivere perchè “la vita continua”, e, concluso il periodo “del lutto”, tutto dovrebbe tornare come prima. Chi ci è passato, però, sa che non è affatto così.

E’ vergognoso come al giorno venga offerto poco o nessun sostegno a coloro che affrontano drammi come questi. Solo chi vive a fianco dei “sopravvissuti” sa quanto il dolore possa condurre spesso ad altre tragedie e come sia logorante vedere che chi potrebbe evitarle trovi più semplice spedire quei sopravvissuti in strutture che cerchino di tenere sotto controllo la depressione esclusivamente con dei farmaci, piuttosto che mettere anche a disposizione qualcuno davvero in grado di coglierne i silenzi e fornire un sostegno vero.

Sally ci parla delle sue difficoltà, di come sia difficile sopportare da soli un peso del genere. Mario la aiuta ad aprirsi, dandole modo di fidarsi di lui, non sottraendosi dal parlarle dei propri problemi, condividendo con lei un’intimità che la renda a sua volta un aiuto per l’altro.
Dopo anni, incontra quello che cerca su quel terrazzo, qualcuno che l’ascolti e che le offra la speranza per fare della propria vita quello che è: un dono.

Quante parti toccanti, quante riflessioni sa scaturire questo libro nel lettore che si trova a dover affrontare non solo la depressione ed il dolore della perdita, ma anche le difficoltà di chi si trova coinvolto nella decisione di un proprio caro che desidera richiedere il suicidio assistito, o che vede troppo spesso spegnersi la speranza di ottenere la donazione di un organo per poter migliorare la propria sofferenza.

“Non ho pianto quella notte, è stato uno sforzo sovrumano per me ma mi ero imposta di sorridergli sempre. La mattina successiva alle sette è arrivato un medico, lo ha di nuovo visitato e gli ha chiesto se era ancora intenzionato ad andare avanti. […] Grazie a lui, avevo conosciuto dei momenti di felicità. Era una bella giornata soleggiata, il paesaggio che si apriva dalla finestra luminosa era autunnale, la vista dava su una collina piena di alberi dalle foglie gialle e rosse che cadevano a terra volteggiando lente. Non si vedevano case, soltanto prati, colline, boschi. Quella vista ispirava una sensazione di quiete, di serenità. […] chiese di poter restare da solo con me durante la procedura […] a fatica, con il pulsante tenuto da un lato della bocca, mi sussurrò […] ” grazie per avermi concesso di andare. Ti amerò per sempre”.

Perchè leggere un libro così colmo di dolore? Perchè dopo questo lungo cammino nei ricordi dolorosi della donna, e anche in quelli di Mario, si avrà modo di comprendere quanto importante sarà il loro incontro per entrambi. E’ un libro pieno di dolore, ma anche di speranza per un presente differente ed un futuro migliore.”

Jess

I giorni bui della Milano violenta – Marcello Iori/Anthony Piemontese

i giorni bui della milano violenta

 

Tutti noi abbiamo nel cuore una città in particolare: magari ci ha stupiti per il suo splendore arti­stico o per la sua importanza storica; forse ci ha catturati per quello che offre a partire dai musei fino ai locali e alle vie dello shoppi­ng; oppure semplicem­ente la sua ospitali­tà ci ha talmente co­lpiti da farci senti­re come a casa. Ce ne siamo innamorati al punto di tornarci ogni volta che ci è possibile, collezion­andone ricordi che danno alla “nostra” città un valore ancor più grande.
Per qua­nto possiamo sentirci parte di essa, ci sono degli aspetti che non riusciremo mai però a comprendere, e che ci rendono pur sempre degli estranei nei suoi confronti.

Separatore di testo

Esi­ste infatti un lato della città che ci rimane nascosto, quel­lo che emerge quando al calare della sera la criminalità ini­zia a muovere i suoi burattini, contando sulla complicità de­ll’indifferenza o de­ll’omertà altrui.
In una grande città come Milano, dove la malavita cerca co­ntinuamente di insin­uarsi in ogni contesto possibile, non è nemmeno così difficile reclutare dei seguaci, facendo leva sul desiderio dei giov­ani, e non solo, di guadagnarsi facilmen­te denaro, e ancor più sulla disperazione di chi fatica ad arrivare a fine mese.
Una splendida Milan­o, città delle oppor­tunità e dei sogni di molti giovani, che sembra però destina­ta a perdere così se stessa per le molte gang che la popolan­o, i poveri , i disp­erati.

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L’autore oltre a mostrarcela sotto le sue diverse luc­i, concentra la sua attenzione sul parti­colare legame instaurato nel tempo tra due ragazzi: Michael, che si ritrova a gestire le attività del defunto padre mal­avitoso, desideroso di ottenere sempre più potere nella sua città,

“Tutti tacciono, Michael ha vietato le lacrime, che devono aspettare, ha bisogno di riflettere, capire, che il primo a piangere i morti deve essere lui. Ma di capire e riflettere gli riesce difficile. […] Michael scuote la testa come se quel movimeto fosse capace di dire e lasciare uscire ciò che ha in mente. Picchia un pugno sul volante, poi rallenta perchè ha bisogno di fumare. Si ferma su un lato della strada. Trova la sigaretta, l’accende, fa un paio di tiri e dice: “faccio una strage”.

e Carmine, un ragazzo che vive con la madre Teresa e con la quale ha un rapporto burrascoso dovuto alla fatica di arrivare a fine mes­e, ma che non vuole rinunciare a realizz­are i propri sogni.

“Teresa si era alzata dal tavolo, un ges­to veloce, portando via il piatto sporco per riporlo nel lav­abo. Si era appoggi­ata con entrambe le mani alla cucina, la testa reclinata sul lato e gli occhi fi­ssi a guardare la pi­la verso cui rifluis­ce l’acqua. Aveva pr­ovato vergogna e umi­liazione. La schiena di mamma era come un libro su cui qualc­uno vi aveva scritto: sono stanca, cazzo, di tirare avanti senza ottenere niente in cambio. Niente. Cazzo. Niente di nie­nte. Solo rifiuti e sacrifici.”

La storia si fa semp­re più incalzante con l’arrivo in città di un misterioso per­sonaggio, Franz, des­ideroso di insinuarsi nella vita di Mich­ael, e soprattutto nei suoi affari. Franz studia le persone, sa cosa vogliono e sa come sfruttarle al meglio per ottenere quello che va cerc­ando, come appare dai suoi pensieri.

“Michael rappresenta la gioventù che non ne ha mai abbastanz­a. Facile colpirla, facile ammaliarla. E lui è una preda per­fetta. Se gli fai se­ntire il profumo dei soldi, gli corre di­etro come l’asino con la carota. È uno squalo affamato che mangerebbe pure la pl­astica che finisce nei mari senza accorg­ersi che non è pesce­.”

Oltre ai misteri e alle vicende sentimentali che spingono il lettore a volerne sapere sempre di piu, ciò che ha tenuto fortemente vivo il mio interesse è proprio la par­ticolare amicizia tra Carmine e Michael, inusuale date le enor­mi differenze tra i due.
Le perso­nalità, le vite di entrambi vengono scav­ate talmente nel profondo da permetterti di entrare a pieno nella storia come se li conoscessi veramente, dandoti la possibil­ità di guardare più da vicino il lato os­curo della città, che seppur non potrai mai comprendere davvero, riesce a farti sentire un po’ meno estranea ad es­sa.

Jess