Intervista a Francesco Barbi autore de L’acchiapparatti

 

 

1-Qual’è stata la spinta creativa che ha portato all’idea del romanzo?

Ciò che mi ha portato all’idea del romanzo è stato un racconto, che ho scritto ormai più di 10 anni fa e ispirato dalla personale attrazione verso il mostruoso, nonché originato da un conflitto irrisolto con il mio persecutore interno. Forse l’idea di scrivere il romanzo è nata proprio dalla volontà/curiosità di capire che cosa fosse per me la creatura che avevo immaginato e descritto in quel racconto.

2-L’acchiapparatti è un fantasy diverso da quelli che sono in circolazione, come mai hai avuto l’idea di rendere protagonisti dei comuni mortali invece dei soliti eroi?

Non è che io sia partito dall’idea consapevole di voler dar voce a personaggi così insoliti; comuni mortali sì, ma non così strampalati e inconsueti.
Pensando alla questione, è vero che a me piace avere a che fare con personaggi bizzarri, scoprire cosa pensano, come agiscono e come vivono questa loro diversità, anche in relazione agli altri. Ma quasi tutti i personaggi importanti del romanzo hanno una macchia fisica o psichica, un’ombra, perché probabilmente nello scrivere il libro ho sentito il bisogno di accettare la mia “ombra”, riassorbirla, reintegrarla. Non a caso, questa necessaria accettazione si è trovata ad essere il tema di fondo del romanzo.

3-I dialoghi tra Geshick e Zaccaria sono uno dei punti di forza del romanzo. Con la morte del gobbo i lettori saranno privati di questi simpaticissimi siparietti nel seguito del romanzo?

Tratto dal CAP. 15 (provvisorio):


Di certo sarebbe sfuggito a un occhio ignaro, ma tra gli imponenti abeti che sovrastavano i carri e si affacciavano sul crepaccio ce n’era uno che ospitava tra i suoi rami un gabbiotto sospeso. All’interno, rannicchiato e con le mani chiuse sulle sbarre di ferro, c’era un uomo. Sopracciglia aggrottate, occhi stretti e denti serrati… L’espressione ingrugnita contorceva quel volto in una smorfia grottesca.
«Proprio qui dovevo rifinire.» L’uomo si strusciò una mano sul
viso, tirò su un bel catarro e sputò verso lo strapiombo. «Per Belzebù, di tutti i posti dove potevo capitare… vado a rifinire proprio dove sono crepato!» Si grattò la testa, cercò di trovare una posizione più comoda per gli arti inferiori. «Per giunta prigioniero! Prigioniero in una gabbia striminzita a venti piedi da terra… e prigioniero nel corpo tutto strano di quest’altro.» Infilò i piedi tra le sbarre, allungò le gambe e le lasciò penzolare nel vuoto.
«Be’, che ha di male il nostro corpo?»
La bocca che aveva appena parlato si spalancò in un’espressione di sorpresa.
«Per Belzebù, ci sei anche tu?»
«Noi? Sì, sì, noi ci siamo.»
«Ma… Ma quando ci sono io, non ci sei tu… Non era mai suc-
cesso che…»
«No. Mai. Però, se qualcosa accade, c’è sempre una prima vol-
ta. Anche se è l’unica. In quel caso è la prima e unica. Sì, la prima e unica volta.»
«Lasciami parlare, accidenti a te!»
«Speriamo che non sia l’unica, stavolta… Ah, già, è bello poter parlare di nuovo con te!» L’uomo si abbracciò.
«Ma che accidenti fai! E io che credevo tu fossi meno rintronato! E invece…» si interruppe. La pelle della faccia si corrugava e si distendeva nello scambiarsi delle battute.
«No, non siamo rintronati. Siamo in contatto con le nostre emozioni. Sì, in contatto.»
«Ma se sei tale e quale. Uno s…» Il volto divenne paonazzo, poi si rilassò di nuovo.
«Non ti zittiremmo mica se fossimo tali e quali. No, no. Zaccaria è cambiato. Sì, ha fatto molta strada.»

4- Le vicende de L’acchiapparatti sono ambientate nell’Alto Medioevo con una descrizione ben fatta degli usi e costumi del periodo. Il Medioevo come epoca storica t’interessa o la scelta è solo frutto della necessità di trovare una cornice storica adeguata?

Sono sempre stato affascinato dalla storia Alto Medioevale, soprattutto dagli aspetti più cupi e grotteschi di quell’epoca. Dalle condizioni precarie di vita, dai costumi, dalle credenze e dalle superstizioni…
Mi considero molto pignolo e attento ad aspetti quali coerenza e plausibilità, e dunque volevo una base solida per la costruzione delle “Terre di Confine”. Spinto dal bisogno di verosimiglianza, ricordo di aver letto e riletto numerosi saggi sul periodo medioevale. Agli inizi della stesura, pensai addirittura alla possibilità di scrivere un romanzo storico.

5-Hai annunciato che stai preparando la continuazione del romanzo, puoi dirci in linea di massima quando si prevede l’uscita e dare una breve anticipazione ai nostri
lettori su quello che accadrà?

Forse prima dell’estate 2011. Più probabilmente nell’ultimo quadrimestre dell’anno. La storia si apre con la spedizione nelle Terre di Confine di un manipolo di Guardiani dell’Equilibrio, inviati da Olm a far luce sull’evasione del mostro di Giloc, avvenuta cinque anni prima, e a indagare circa la presenza di un presunto stregone.

6-Ho letto nelle note di copertina che ti piace costruire storie. Hai in mente in un futuro prossimo o lontano che sia, di cimentarti con altri generi letterari?

Non lo escludo affatto. Non so però se riuscirò mai a lasciare il fantastico.

7-L’ultima classica domanda: quali sono i 5 libri che porteresti con te in un’isola deserta?

Be’, su un’isola deserta a questo punto porterei un ebook-reader con ben più di 5 romanzi…
Ma se proprio devo scegliere soltanto 5 libri (5 sono davvero troppo pochi!) che ho apprezzato e a cui sono particolarmente affezionato, i primi che mi vengono in mente sono “Lo hobbit”, “Trilogia della città di K”, “Come Dio comanda”, “Ivanhoe” e… perché no, “L’acchiapparatti”.

Intervista a Francesco Barbi autore de L’acchiapparattiultima modifica: 2011-01-30T22:00:08+01:00da fval329
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