Ruadh Breagh. Ogni scelta ha un prezzo – Antonella Arietano

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Quanto si è disposti a mettersi in gioco per amore?

Si è consci che qualsiasi scelta verrà fatta ci sarà una conseguenza nel bene o nel male?

E’ ciò che accade a Ian protagonista di questa bella favola che Antonella Arietano mi ha permesso di leggere. Ian è un bel ragazzo dai capelli rossi, da qui il ruadh breagh del titolo che significa appunto capelli rossi, che vive con la nonna a cui è molto affezionato. Un giorno nonostante il tempo non sia dei migliori, Ian prende la barca per andare a pescare. All’improvviso si trova in mezzo a una tempesta che lo fa finire in mare, è certo che per lui sia giunta la fine quando viene salvato da una bellissima ragazza il cui nome è Mana.

Ian rimane folgorato innamorandosi all’istante di lei, ma non riesce a darsi pace fino a quando non riuscirà a ritrovarla e a scoprire che ha un segreto. A questo punto il ragazzo deciderà di fare una scelta che potrebbe avere serie conseguenze  per la sua vita.

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Ho sempre amato le favole sin da bambina e leggere Ruadh Breagh per me è stato ritornare all’infanzia, quando leggevo le fiabe dei fratelli Grimm, degli Andersen o di Charles Perrault.

Anche in questo caso la favola presenta un eroe che seguendo un determinato percorso e superando gli ostacoli che gli si frappongono, giungerà alla soluzione finale. Ivi si ritrovano molti elementi descritti da Propp nel suo Morfologia della fiaba, testo fondamentale per conoscere molti degli elementi che troviamo nelle fiabe, ma che è stato applicato alla narrativa tout court.

Questa favola è stata una piacevole scoperta. Essendo curiosa e sempre pronta a conoscere, ho avuto modo di scoprire una leggenda tradizionale scozzese sulle selkie che ho trovato affascinante. Belle anche le descrizioni dei luoghi in cui è ambientata la favola, ho “visto” con la mente i particolari che descrivono il mare con i suoi scorci selvaggi e la luce capace di renderli indimenticabili grazie alle albe o ai tramonti.

Interessanti anche le descrizioni particolareggiate di eventi come la festa di San Michelmas, ricorrenza famosa nei paesi nordici e di cui l’autrice riporta la preparazione dello struan o la caccia al tesoro.

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Non manca anche l’introspezione psicologica del protagonista, leggiamo i suoi pensieri e ci compenetriamo nella vicenda. Ian con il trascorrere delle pagine e della storia inizierà a diventare sempre più consapevole del suo destino e di quello del popolo selkie. Si renderà conto che alcune sue scelte potrebbero comprometterne la vita e valuterà se sia giusto il suo modo di agire. Inizierà a maturare,  a capire qual è il vero amore e come riconoscerlo, imparerà anche a capire chi ha di fronte e quanto merita la sua attenzione. Un processo di evoluzione graduale che lo porterà a trasformarsi da ragazzo in uomo.

Tutto ciò raccontato con una penna lineare ed evocativa, capace di creare un alone di magia ed atmosfera.

A Ruadh Breagh l’autrice ha aggiunto un breve racconto intitolato Il dono delle fate, che pur essendo malinconico e triste possiede in sè molta delicatezza nell’affrontare il tema della solitudine che caratterizza la vita di Viola che ne è la protagonista e che riceverà un dono speciale che modificherà la sua vita.

Se vi piacciono le favole, leggete questo libro.

Valeria

 

L’enigma d’amore nell’Occidente medievale – Annarosa Mattei

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In questo bel saggio di Annarosa Mattei si parla di tempi passati e di quando l’amore era chiamato fin’amor celebrato dai trovatori verso la fine dell’anno 1000 principalmente nei territori tra la Provenza e l’Aquitania, da cui poi si espanse trasformandosi a seconda dei luoghi in cui si affermò e dove assunse delle caratteristiche diverse: il nord della Francia, la Spagna, l’Inghilterra, la Germania e l’Italia.

Nel XII secolo la donna fu vista come espressione d’amore, gentilezza e bellezza, in lei i trovatori videro l’emblema della vita e il fulcro della conoscenza. Fin’amor  significò per questi poeti l’amore che fa rinascere a nuova vita.

Eleonora d’Aquitania fu tra coloro che favorirono la diffusione di questa cultura  insieme alla figlia Maria di Champagne che commissionò la stesura di un codice, il De amore, grazie al quale il cavaliere doveva imparare ad approcciarsi alla dama secondo i riti di un graduale percorso.

Grazie a ciò per la prima volta i rapporti tra uomo e donna si basavano sulla conoscenza di sè e sul rispetto.

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Ovviamente la fin’amor non fu vista di buon occhio dalla chiesa  che la osteggiò in tutti i modi possibili, poichè essa aveva una propria visione del mondo che non accettava che potesse passare in secondo piano la supremazia religiosa rispetto alla visione laica della vita.

La fin’amor metteva in primo piano la figura femminile inserita in un contesto morale e sentimentale. Un nuovo modo di celebrare la donna attraverso la poesia, la musica, la danza.

Questo amor cortese modificò i comportamenti di una classe sociale caratterizzata da modi poco gentili e la spinse ad assumere maniere più educate, modificandone anche il pensiero che usò l’amore come pretesto per poter parlare di argomenti più profondi.
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Con il trascorrere del tempo la fin’amor da poesia assunse delle caratteristiche che portarono alla creazione del roman antenato del romanzo moderno.

La Mattei fa un excursus anche sul modo in cui la fin’amor si espanse in Germania con i Minnesanger e in Italia grazie a Guido Cavalcanti e Dante Alighieri.

Un saggio che da un quadro completo ed esauriente sulle condizioni politiche, storiche e religiose del tempo e dei personaggi  che favorirono la nascita e diffusione del discorso d’amore partendo dal sud della Francia per raggiungere tutta l’Europa.

Valeria

 

La saga dei Borgia. Ascesa al potere – Alex Connor

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“La gente ama la carne, il sole, il buon cibo e il sesso…Possibile che nessuno si rendesse conto di quanto era difficile giostrarsi tra i bisogni delle città e quelli della Chiesa? Che nessuno capisse che certi favori andavano comprati? Che alcune promozioni erano state offerte in cambio di determinati servizi resi al papato?”

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Primo volume di una serie dedicata alla famiglia più discussa della storia, La saga dei Borgia ci racconta le vicende di Rodrigo (che diventerà papa con il nome di Alessandro VI) e dei suoi figli. La narrazione si apre con i cardinali al capezzale del predecessore del Borgia, che già tessono le trame per la successione.

Dopo 34 anni al servizio della Chiesa, grazie al danaro Rodrigo Borgia riuscirà a soddisfare la sua ambizione e ad essere eletto con il nome di Alessandro VI.

Senza nessuna remora il nuovo papa porterà in Vaticano figli e concubine, inoltre di circonderà di un lusso sfarzoso e non esiterà a dare la sua approvazione verso qualsiasi tipo di misfatto pur di perseguire gli scopi più vantaggiosi per se e i suoi figli.

DIVISORIO

Questo comportamento farà diffondere in Europa le dicerie sulla sua corruzione e sulla lussuria che lo spinge a cercare sempre nuove compagnie femminili. Come se non bastasse tutto questo, stravede per i propri figli ai quali concede ampi benefici seppure non sempre accettati. Al suo figlio prediletto, Juan, affida la carriera militare, mentre a Cesare quella ecclesiastica.

Lucrezia sa già che dovrà sposarsi con chi le verrà imposto per scopi politici, Naturalmente non mancano i suoi nemici come il cardinale Della Rovere che vuole spodestarlo per prendere il suo posto e Carlo VIII re di Francia che vuole conquistare Napoli con la benedizione papale. Riuscirà a farlo e porterà al suo seguito Cesare Borgia come ostaggio, ma questi riuscirà a fuggire per tornare a Roma. Qui si chiude il primo romanzo della serie.

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Conosco la storia dei Borgia avendo letto saggi e molti romanzi su di loro. Sono sempre stata affascinata dalle figure di Cesare e Lucrezia e mi piace ritrovarli come protagonisti. Oltre alla narrazione degli avvenimenti questo romanzo presenta le considerazioni di una voce narrante (che per il momento non si sa chi sia) che fa da raccordo tra le varie parti che lo compongono. La narrazione procede senza intoppi o momenti in cui l’attenzione è meno desta grazie a uno stile scorrevole, ma preciso, in cui vi è una giusta proprietà di linguaggio.

Ho apprezzato il modo in cui i personaggi sono stati delineati: Juan, sbruffone, arrogante, sempre dietro a qualche gonnella, Cesare, incapace di provare affetto per qualcuno, crudele, scaltro, senza scrupoli, affiancato dal suo braccio destro Michelotto, un mercenario e assassino al soldo dei Borgia.

Lucrezia viene presentata come una ragazza intelligente, perspicace, acuta, Rodrigo come un lussurioso, abile politico, amante del potere. I personaggi secondari sono ben descritti anche loro come il cardinale Della Rovere che tesse trame per spodestare il Borgia, Niccolò Machiavelli lungimirante, capace di comprendere immediatamente chi ha di fronte e Savonarola affabulatore e trascinatore di folle.

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Un romanzo interessante capace di raccontare la storia in modo efficace rispettandola, aggiungendo avvenimenti che non sempre ho incontrato in altre letture. Tutti i personaggi sono figli del loro tempo, da lettrice non sono rimasta indifferente al modus operandi di Rodrigo e Cesare Borgia, che non si fermarono davanti a nulla pur di mantenere il potere raggiunto e la cui politica fatta di opportunismi e manie di grandezza e li porterà alla rovina.

Attendo di poter leggere presto il proseguo delle vicende.

Valeria

 

La dama verde – Karen Sander

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Le persone scomparse da lungo tempo, il loro ritorno, il mistero attorno agli anni in cui sono state assenti, la rievocazione, sempre assai complessa, degli eventi accaduti in questi periodi, tutte tematiche di cui da sempre il thriller si è nutrito e ultimamente la tendenza mi sembra essersi persino rafforzata.
E Karen Sander, prolifica autrice tedesca, che non dimentichiamolo ha pubblicato in passato molti libri anche con un nome diverso, nel suo recentissimo La dama verde ha voluto approfondire questi argomenti inserendoli in una storia dove l’adrenalina davvero non manca così come i colpi di scena che si susseguono a ritmo incessante.
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Madelin, scomparsa misteriosamente da dieci anni, si ripresenta a casa, altrettanto misteriosamente tanto da lasciare a bocca aperta la stessa madre Susan.
Purtroppo la sorpresa, come la gioia, è di brevissima durata e nella stessa giornata la ragazza sparisce di nuovo e sulla scena del crimine restano il marito di Susan gravemente ferito e la loro piccola figlia Harper che per lo shock subito ha perso la parola.
Tutto appare inizialmente circoscritto a questa famiglia ma in realtà lo sviluppo della storia è assai più organico e presto entrano in scena altre figure importanti.
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Ad ogni modo siamo si e no nelle prime venti pagine, ce ne sarebbe già d’avanzo per riempire un libro,  ma la Sander sa perfettamente che gli insaziabili thrillerofili pretendono di più e li accontenta con un crescendo di avvenimenti e situazioni destinate probabilmente ad accontentare anche i palati maggiormente esigenti in fatto di colpi di scena.
Karen Sander abbandona, presumo momentaneamente, la premiata ditta Stadler-Montario (che comunque mi preme assolutamente segnalare a chi voglia approfondire la scrittrice tedesca) per dedicarsi ad un thriller forse più cerebrale, psicologico, ma non meno intrigante e certamente in grado di calamitare l’attenzione dei fedelissimi del genere.
Massy

 

Un eroe del nostro tempo – Vasco Pratolini

 

 

un eroe del nostro tempo

 

 

È il 1945. Tre nuclei familiari coabitano in un appartamento: i giovani sposi comunisti Faliero e Bruna, Virginia, vedova di un ex repubblichino, e Lucia, madre vedova del sedicenne Sandrino. Il ragazzo, avviato sulle orme squadriste del padre defunto, seduce Virginia e inizia con lei una relazione fatta di soprusi e angherie. Le tensioni travolgono la casa e i suoi abitanti, inclusi Bruna e Faliero, che tentano di “salvare” Sandrino, prima che tutto precipiti in un acme di violenza. Scritto nel 1947, il romanzo riflette il clima da guerra civile che agitava l’Italia e segna un’evoluzione nello stile dell’autore, pronto per il “salto” alla narrativa di stampo civile.

Se dovessi descrivere in poche parole questo romanzo direi “una grande sensazione di amaro in bocca”.
È ciò che mi è rimasto, non che non mi sia piaciuto ma l’amaro in bocca si è portato via un po’ tutto.
Pratolini mi ha sempre richiamato alla memoria quell’odore di vecchie antologie delle scuole medie, quelle pagine spesso estrapolate dal loro contesto il cui intento, nobile, era condurti per mano ad una conoscenza quanto più possibile ampia, seppur sommaria, della letteratura italiana e pazienza se al dunque ti restava assai poco.
E mi sono avvicinato a questa lettura col piacere della curiosità, piacere che spesso si muove di pari passo alla consapevolezza di quanto sia tanto, troppo, quel che siamo costretti a lasciarci dietro per mere questioni di tempo o semplicemente perché la scelta è vasta e non sappiamo (non vogliamo?) allargare più del dovuto i nostri orizzonti.

Ma stavolta il Pratolini di turno era li, con tutto il suo carico di forza narrativa generato (nello specifico di questo romanzo ) dagli orrori di una guerra in grado a sua volta di dar vita a due personaggi come Sandrino e Virginia.
E quanto gli strascichi di quella guerra siano giunti fino a noi ce lo può forse confermare il fatto che Sandrino e Virginia possiamo trasferirli nel nostro quotidiano, è impressionante quanto siano tuttora potentemente presenti nel nostro tessuto sociale.
Sandrino, col suo fascismo più millantato che reale sembra quasi il progenitore dei tanti, troppi, che ancora oggi amano abbracciare ideologie del passato senza neppure conoscerle, accontentandosi di recitarne a campanella alcuni vuoti slogan.
Virginia è la donna che sembra volersi far carico di tutte le colpe del genere umano (quanto suona drammaticamente attuale anche questa figura) e così facendo si consegna al proprio carnefice giustificandone ogni comportamento.

Sandrino e Virginia partono da un destino comune (lui figlio di un fascista convinto, lei moglie di un repubblichino) ma diverso è il punto di approdo seppure alimentato dall’identica mancanza in entrambi di qualsiasi elemento di consapevolezza politica.
Li muove, forse, solamente un sano egoismo, nell’uomo si traduce in una ricerca costante del suo bene personale mentre nella donna in una lotta per sfuggire all’emarginazione sociale.
Attorno a loro si muovono altrettanto importanti personaggi di contorno, dalla giovane Elena invaghitasi di Sandrino alla coppia di militanti comunisti Bruna e Faliero.
Tutti e tre sembrano incarnare alla perfezione quella sinistra salvifica e per certi versi compassionevole che di riffa o di raffa è anch’essa felicemente approdata ai nostri giorni.

Come detto mi ha amareggiato il finale, oggi si tende ad usare un aggettivo, disturbante, che francamente detesto, ma che probabilmente aiuta nello specifico a rendere l’idea.
A volte purtroppo un dettaglio, che peraltro qui non è proprio un dettaglio, è destinato a restarci impresso nella memoria, resta comunque la consapevolezza di aver letto un romanzo che, parafrasando il titolo, potrebbe definirsi del nostro tempo.
E se è vero che uno dei compiti della letteratura è mostrarci quello che saremo o potremmo diventare beh Pratolini credo lo abbia assolto al meglio.

Massy

Il conte di Racalmuto – Vito Catalano

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In questo romanzo l’autore, nipote di Sciascia, prende spunto da Le parrocchie di Regalpetra scritto dal nonno per raccontare la storia del conte Girolamo del Carretto che fu signore assoluto di Racalmuto nel 17° secolo. Un uomo spietato, assetato di ricchezze che spadroneggia su tutti e incute paura, tanto che tutti eseguono i suoi ordini soprattutto per il timore  che hanno nei confronti dei suoi sgherri che non hanno nessuna remora a compiere atti crudeli.

Chi lo tradisce viene ucciso dopo essere stato sottoposto a terribili torture, mentre le ragazze del popolo e le serve spesso sono soggette al suo piacere e non di rado vengono considerate alla stregua di un pagamento in natura da parte di chi non può pagare le tasse. E’ sposato con Beatrice, una donna affascinante e di belle maniere, che si sente prigioniera di un matrimonio infelice e che trova nel pittore Pietro d’Asaro un modo per “fuggire” da una realtà che la soffoca.

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D’Asaro è un dongiovanni e pur rendendosi conto del rischio che corre decide di  iniziare una relazione con la contessa. Per caso scoprirà un misfatto di uno degli sgherri del conte che userà come arma di ricatto per evitare di perdere la sua testa. Tra i servi del conte c’è Antonio di Vita, fidanzato con Nunzia, e quando gli occhi concupiscenti del conte si poseranno sulla ragazza, il terrore che possa attentare alla virtù della giovane lo porteranno a chiedere consiglio e aiuto a padre Evodio, Questi gli da il giusto consiglio che porterà all’uccisione del conte.

In alcuni momenti della lettura di questo romanzo ho trovato delle assonanze con i Promessi Sposi come, per esempio, quando gli sgherri del conte vanno da padre Evodio per riscuotere i soldi che aveva messo da parte per il restauro della chiesa, il tono intimidatorio ricorda i bravi che proibivano a don Abbondio di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia.

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Come in un romanzo storico che si rispetti anche in questo c’è un giusto equilibrio tra la parte storica e la fantasia. Il racconto delle vicende è piuttosto avvincente, la trama ricorda un thriller per come è stata impostata, infatti gli avvenimenti si avvicendano in modo incalzante. I personaggi sono tutti ben descritti, ognuno di loro riesce a ritagliarsi uno spazio per emergere, anche i personaggi minori rimangono impressi.

Lo stile è scorrevole ed elegante al tempo stesso, un romanzo storico che pur ispirandosi a una storia realmente accaduta riesce a trovare una sua dimensione noir, un’opera viva in cui le “oscurita” sono le fondamenta su cui si poggiano le vicende.

Valeria

 

La scelta del duca – M.P. Black

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Violet Taylor decide di allontanarsi dalla sala da ballo del primo impegno mondano della Stagione londinese per fuggire dalla noia e si rifugia nello studio del duca di Shepperton. Ammirando i libri esposti nella biblioteca il suo sguardo è attirato da un tomo che fuoriesce rispetto agli altri, si avvicina e nel toccarlo si apre una porta che rivela un passaggio segreto. Incuriosita sta per varcarne la soglia quando sente dei rumori, cerca di rimettere a posto il tutto, ma si ritrova incastrata nella porta chiusa dal vestito e con il duca a cui giustificare la sua presenza nello studio.

Tra i due nasce un vivace battibecco che sfocia in un pericoloso avvicinamento per cui i due giovani si ritrovano fidanzati per porre rimedio al comportamento inappropriato che causerebbe uno scandalo. L’attrazione li unisce e grazie a questa scintilla, oltre all’oltraggioso inconveniente accaduto durante il ballo, William decide di chiedere la mano di Violet a lord Taylor.

La scintilla iniziale ben presto si trasforma in qualcosa di più solido, che unito alla passione porta i due giovani a vivere il loro fidanzamento nell’attesa del matrimonio. Sarebbe tutto semplice se non fosse che Violet pur essendo fidanzata è oggetto delle attenzioni di Benjamin Stark, nemico di William e deciso a portargli via ciò a cui tiene di più, per ripagarlo con la stessa moneta con cui il duca gli sottrasse ciò a cui teneva.

Numerosi avvenimenti, colpi di scena e personaggi interverranno in questa storia spumeggiante, incalzante e divertente fino al finale sorprendente.

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Ho letto questo romanzo in poche ore, la lettura è stata allietata dalla presenza di dialoghi brillanti tra i protagonisti che si alternano nel racconto delle vicende. Contrariamente ai romanzi di questo genere letterario in cui sono i protagonisti ad emergere rispetto ai personaggi secondari, in questo caso i comprimari hanno un ruolo significativo nelle vicende narrate e sono protagonisti essi stessi di storie parallele che si svolgono durante il romanzo. Entrambi i protagonisti sono ben delineati caratterialmente: William, affascinante, volitivo, temerario, passionale mentre Violet è indomita, diretta, poco legata alle convenzioni sociali.

Attorno a loro una serie di personaggi che contribuiscono a rendere il romanzo divertente smussando le parti più romantiche e passionali. A tal proposito un plauso va alla figura di lady Ashton, patronessa di Almack’s, che sembra in apparenza legata rigidamente alle convenzioni sociali, imperanti nel periodo della Reggenza,  e incline al pettegolezzo, per mostrare poi un lato inimmaginabile grazie all’intervento del suo cane che come un deus ex machina (seppur involontario) risolve una faccenda quanto mai fastidiosa, riuscendo a far ridere il lettore per il suo provvidenziale intervento.

Debbo ringraziare l’autrice M.P. Black per questa godibilissima lettura e spero di leggere in futuro molti altri romanzi appassionanti, appassionati, romantici e divertenti come questo.

Valeria

 

I segreti di una principessa – Lorenzo Borghese

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Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, fu una donna bellissima e la sua bellezza le diede la possibilità di avere molti spasimanti. Anche il principe Camillo Borghese fu conquistato dalla sua beltà, nonostante fosse una donna chiacchierata in virtù delle sue liasons amorose, tanto da decidere di sposarla. Si trasferirono a Roma dove sbocciò la passione tra feste, momenti intimi in carrozza, notti appassionate e, soprattutto, tanta gelosia da parte del principe.

Gli eccessi di Paolina che non seppe mai darsi un limite e che superarono ogni regola della moralità imperante con nonchalance, la portarono a scontri accesi con il marito che poi finiva sempre con il perdonarle tutto. Si sa però che se si tira la corda un po’ troppo anche la persona più tollerante può decidere di interrompere una relazione malsana, ed è ciò che accadde alla principessa Borghese.

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Paolina e Camillo si separarono per 20 anni a causa  dei comportamenti di lei e dal suo non voler rimanere in Italia. Ritornò in Francia dove rimase fino alla malattia. Solo alla fine dei suoi giorni il principe decise di riaccoglierla in casa. Furono gli ultimi giorni e pur nella sofferenza e nel dolore, furono gli ultimi momenti di gioia di questa donna che nel bene e nel male lasciò un’impronta della sua presenza nella società francese del primo 800.

Analizzando i personaggi ho notato come Paolina fosse irrequieta, capricciosa, impulsiva, egocentrica, pervasa da una frenesia difficile da controllare. Lei vuol essere libera anche di spingersi verso altre passioni ed amori. Come moglie non esce bene da questa rappresentazione, ciò nonostante l’autore riesce ugualmente a dare una connotazione romantica alla sua vita scandalosa.

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Camillo Borghese, dotato di buon senso, fedele, devoto alla moglie, dopo vari scandali dovuti alla vita licenziosa di questa, cambierà atteggiamento e  il suo interesse verso la moglie scemerà. Dopo le prime reazioni di rabbia e gelosia si dedicherà alla carriera militare assumendo un atteggiamento di indifferenza.

Lo stile dell’autore semplice, ma ricco di dettagli ci permette di immaginare in modo chiaro gli avvenimenti mondani a cui parteciparono i protagonisti. La narrazione fatta in terza persona ci guida nella vita di Paolina e Camillo.

I capitoli sono per la maggior parte della narrazione incentrati su Paolina, ma anche Camillo ha dei capitoli in cui è protagonista.

Paolina fu un personaggio sicuramente anticonformista per la sua epoca, il cui carisma ammaliò uomini e donne che rimasero affascinati dal suo carattere indipendente e indomito.

Non sono entrata in empatia con il personaggio, ma va dato merito all’autore di aver saputo riprodurla in modo credibile scevra dai pettegolezzi e dalle dicerie della società in cui visse.

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Lorenzo Borghese è stato molto bravo nel raccontare una storia senza far capire dove cessa la realtà storica e inizia la finzione letteraria. E’ la narrazione di un amore complicato che racchiude: “una lezione molto importante sull’amore, una lezione che desideravo condividere con tutti coloro che hanno voluto leggere questo libro.  Amore è la capacità di comprendere, di perdonare e di comunicare. Senza questi elementi l’amore semplicemente non può funzionare, nè crescere”.

I segreti di una principessa è un romanzo che consiglierei a chi, come me, vuole approfondire la figura di questa donna e conoscere meglio il periodo storico che la vide protagonista.

Valeria

 

Appuntamento al vecchio mulino – Raffaella Vittori

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Teresa Conticelli riceve una notizia sconvolgente: è incinta e per questo motivo decide di tornare alla sua vecchia casa di campagna dove è nata, sperando di trovare le risposte ai suoi dubbi e un po’ di tranquillità. Il casolare non è più di sua proprietà, lo  vendette dopo la morte del padre, ma lei fa conoscenza con la nuova proprietaria Teodora Scaccia con cui si crea immediatamente un rapporto di simpatia, che sfocerà  in affetto.

Per riflettere Teresa si è presa qualche giorno di riposo dal lavoro e in una passeggiata con Teodora rivede per caso Davide Dazzi che è l’unico uomo di cui è stata innamorata. Lui le chiede il numero di telefono e pochi giorni dopo le dà appuntamento al vecchio mulino che è il luogo dove si incontravano da ragazzi.

Nonostante il parere negativo di Serena, sorella di Davide, che ha delle riserve su Teresa, a causa di vecchie questioni giovanili, i due si incontrano e riescono a esprimere quello che pensano da tempo e ad appianare le divergenze.

Purtroppo per Davide ci sarà un imprevisto e…ci sarà il lieto fine?

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Questo romance mi è piaciuto molto per vari motivi, innanzitutto i protagonisti non sono dei ragazzi, quindi il loro è un amore maturo che si è consolidato nel tempo. Un sentimento importante e consapevole quando si hanno 47 (Teresa) e 50 (Davide) anni.

L’amore non è solo quello tra i due innamorati, è ben rappresentato anche quello tra genitori e figli con dei flashback in cui vengono riportati episodi riguardanti i rapporti intercorrenti tra gli appartenenti alle famiglie dei protagonisti. Teresa ha dei genitori affettuosi e sempre presenti, Davide vede lo sgretolamento del matrimonio dei suoi e la “perdita” della madre che saranno causa di problemi per lui e la sorella.

Un altro rapporto amorevole è quello che si crea tra Teodora e Teresa, è stato bello vedere come tra queste due donne cresce con il tempo quella complicità che solo un affetto sincero può dare.

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Un romanzo al femminile, in cui le donne sono le protagoniste e si esprimono facendoci partecipare alle loro vite. Si parla di gravidanze inattese e di maternità difficili, di insoddisfazione personale e frustrazione, dell’anelito ad uscire dalla gabbia matrimoniale per affrontare la vita e poter godere della propria libertà. Donne forti, ma fragili allo stesso tempo, donne determinate a prendere in mano le loro vite e farne dei capolavori per se stesse e anche per gli altri, perchè solo se si è in pace con il proprio mondo interiore lo si può essere anche con chi ci sta vicino e ci vuol bene.

Si parla anche di tradimenti, di uomini incapaci di accettarli e che da vigliacchi sfogano le loro frustrazioni su persone innocenti.

Una storia calamitante grazie a una scrittura lineare e piacevole, a dialoghi ben impostati, sempre vivaci e mai noiosi, che ci fa comprendere come un amore può durare tutta una vita e che c’è sempre una seconda possibilità.

Valeria

 

 

 

 

 

Il segreto di Greta – Oreste Coletta

 
Il segreto di Greta

“Il segreto di Greta” di Oreste Coletta  (Romanzo autobiografico di un Investigatore Privato)

Sono abituata a storie che puntano tutto sulla suspence  per catturare il lettore e sorprenderlo in continuazione con i più impensabili colpi di scena.
“Il segreto di Greta” offre ben altro, e proprio per questo mi ha notevolmente colpita.
Partendo dal rapimento di Greta, una ragazzina quindicenne di buona famiglia, l’investigatore privato Brando – a cui è affidato il compito di ritrovarla – ci rivela minuziosamente le varie procedure che deve compiere nel corso delle sue ricerche, evidenziando quali siano le capacità rare e necessarie per svolgere al meglio il suo lavoro.

Separatore di testo 2Una figura interessante che non nasconde mai i propri pensieri, fregandosene di poter apparire arrogante agli occhi del lettore. Lui, desideroso di mantenere uno stile di vita lussuosa che si è guadagnato nel corso degli anni, conosce il valore del proprio lavoro e del proprio talento e non si fa problemi a mandare a monte ingaggi a più zeri qualora venga a meno la completa sincerità da parte dei suoi clienti.

Dai racconti di Brando, che spesso lo portano a descrivere anche casi lontani da quello di Greta, emerge l’importanza di una preparazione assoluta in più campi per poter essere un buon investigatore, oltre alla necessità di abilità che i libri difficilmente sanno insegnare.

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Mi sono appuntata diversi passaggi di questo libro, riflessioni personali del narratore che mi hanno colpita perchè mostrano quella sensibilità che vi è oltre alla corazza da lui forzosamente esibita.
Per quanto si possa essere dei maestri del bluff, per quanto si cerchi di seppellire il proprio passato e le proprie emozioni così a fondo da risultare inaccessibili al mondo intero, il proprio Io emerge sempre, nei piccoli gesti, nei più -all’apparenza- insignificanti particolari.
Una lettura piacevole e rivelatrice che mi ha permesso di conoscere una penna autentica e brillante.

Jess