Ho conosciuto Collins attraverso il romanzo di Simmons, Drood, da me commentato qualche mese fa, in cui il protagonista è lo stesso Collins, voce narrante, amico e rivale di Dickens. Chi mi conosce sa che ad una simile esca non avrei potuto far altro se non abboccare e con tutto il mio entusiasmo; e non posso che concludere che ancora una volta sono stata presa felicemente all’amo!
Non conoscevo Collins fino a quel momento, ma è stato senz’altro un benevolo genio della lettura a metterlo sul mio cammino, perché questo romanzo mi ha davvero entusiasmata, rivelandosi come una delle mie letture più belle.
Stilisticamente parlando è un romanzo vittoriano fino al midollo, come scrivevo ieri nel mio diario, nella forma, nei dialoghi, nelle descrizioni di fatti, personaggi e convenzioni sociali; dal punto di vista dell’intreccio oserei dire che è di molto superiore alla capacità del Re del romanzo vittoriano, ovvero il mio adorato Dickens. L’espediente narrativo (una vicenda complessa fatta di bugie, intrighi e mezze verità) di ricostruire i fatti da voci narranti sempre diverse è veramente ben riuscito, e crea sicuramente una tensione narrativa che un unico narratore onnisciente non avrebbe potuto creare. Durante tutta la lettura mi sono sempre chiesta come si potesse vivere aspettando il prossimo numero di All the year round, la rivista, diretta da Dickens, su cui il romanzo era pubblicato a puntate! Davvero inconcepibile.
Qualche parola sui magnifici personaggi: se Walter e Laura sono caratterizzati come due tipici eroi da romanzo (lui integerrimo e innamorato, lei dolce, remissiva e un po’ insipida), al contrario Marian e il Conte Fosco sono due pilastri della narrativa di ogni tempo, anche la palma dell’originalità va senza dubbio al Conte Fosco, tipico italiano, da molti punti di vista, anche se è del tutto evidente, dalle pagine di questo romanzo, quanto Collins amasse l’Italia. Il Conte Fosco è, infatti, un malvagio veramente atipico. Anche i personaggi minori assumono una certa importanza ai fini della storia, e vengono trattati con rispetto dall’autore, e valorizzati anche quando occupano un posto veramente piccolo nell’economia della vicenda.
Insomma, ma che altro dire se non che sono rimasta piacevolmente colpita da Collins e che leggerò sicuramente altro di suo? Dicono generalmente che egli sia il fondatore del romanzo poliziesco, e questo è sicuramente vero, purché non gli si faccia il torto di considerarlo “solo” questo, cioè un romanzo d’etichetta; è invece vero che sono molti gli influssi che animano questo bel romanzo: romanzo gotico e romanzo, perché no, anche storico, thriller alla Poe, e molto altro. Davvero una bella scoperta! Consigliato.
Bobbi
L’onore è il mio cara Sabina che mi hai accordato la possibilità di rendere pubbliche alcune delle tue belle recensioni.
Grazie.
mi rendi veramente un grande onore utilizzando la mia modesta recensione! Spero che questo libro piacerà anche a te